Zanon Luigi

Nato a Trebaseleghe (PD) il 22.06.1932; morto a Castello di Godego (TV) il 20.02.2010 a 77 anni di età, 60 di professione


IL PERCORSO DELLA SUA VITA


Il sig. Luigi Girolamo Zanon, figlio di Giacomo e di Bavato Graziosa, era nato il 22 giugno 1932 a Trebaseleghe, provincia di Padova e diocesi di Treviso ed era stato battezzato il 12 luglio seguente.

Aveva 13 anni quando iniziò il cammino vocazionale salesiano. Infatti, nel mese di settembre dell’anno 1945 scrisse una lettera al direttore della casa sale­siana di Mirabello Monferrato, chiedendo di essere accettato come aspirante. Così si esprimeva: Reverendissimo Signor Direttore, le scrivo questa lettera per pregarlo di accettarmi nell’istituto. E da molto tempo che sento la vocazione alla vita salesiana. Un giorno sentii parlare di Don Bosco, tornai a casa e dissi alla mamma “Voglio farmi salesiano”, ”E dov’è l’istituto”, “A Mirabello”. Io adesso le scrivo questa lettera per domandarle di accettarmi. Signor Direttore io aspetto ansiosamente quel giorno nel quale partirò dalla mia casa per farmi salesiano. Desidero avviarmi al monte del Signore, al sacerdozio e poi farmi missionario, passare l’oceano, andare in terra straniera e convertire molti infedeli, e far loro conoscere il vangelo, che è la luce della verità. Signor Direttore, non dubitate di me, io farò sempre il mio dovere. Vi saluto e vi bacio la mano. Il vostro affmo Zanon Girolamo.

 


Ottenuto il consenso dei genitori e il parere del parroco, che dava fede della “lodevole condotta morale e religiosa”, Luigi potè entrare quello stesso anno 1945 nell’istituto Missionario “Luisa Provera” di Mirabello Monferrato, dove rimase fino all’estate del 1948. Successivamente fu ammesso come salesiano coadiutore al noviziato di Chieri-Villa Moglia, ove il 16 agosto 1949 fece la prima profes­sione religiosa triennale, divenne figlio di Don Bosco e consacrò la sua vita a Dio per il bene dei giovani. Seguirono due anni (1949-1951) nell’istituto missionario “Conti Rebaudengo” di Torino, dove potè qualificarsi nell’ambito tecnico, nel ramo della sartoria.

Nell’anno 1951, tenendo presenti il suo desiderio e la sua disponibilità, i Superiori lo inviano in Spagna (nell’allora Ispettoria Celtica); ivi trascorrerà più di trenta anni in due periodi, dal 1951 al 1963 e dal 1968 al 1988, e vivrà la tappa più significativa della sua vita salesiana. Il 3 agosto 1952 rinnova i voti triennali a Deusto-Bilbao. Tre anni dopo presenta la domanda per i voti perpetui “per rimanere con Don Bosco fino al necrologio” – così scrive – e fa la professione per­petua a Salamanca il 13 luglio del 1955. Nella breve valutazione per l’ammissio­ne ai voti perpetui si legge: “bene nello spirito di pietà e ottimo nell’assistenza”.


Degli anni vissuti in Spagna più di 25 li trascorse nel collegio di San Fernan­do di Madrid-Fuencarral; gli altri a Madrid-Carabanchel (1980-1982), a Madrid- Domingo Savio (1982-1987) e, infine, a Ciudad Real (1987-1988).

Tra i due periodi trascorsi in Spagna, lo troviamo a Roma dal 1963 al 1968, nella comunità salesiana “San Callisto” presso le Catacombe, e successivamente nella comunità “S. Cuore di Gesù” di via Marsala come addetto alla Libreria.

Nell’aprile del 1988 inizia un altro periodo della sua vita salesiana con il trasferimento dall’ispettoria di Madrid alla Casa Generalizia salesiana di Roma in qualità di collaboratore nell’ambito economico e amministrativo. Qui fu addetto all’ufficio amministrativo dell’Economato generale fino al 2004 e dal 2004 al 2009 addetto ai servizi generali. Nell’agosto del 2009 passa a Castello di Godego, dove trascorre gli ultimi sei mesi della sua vita.


A SERVIZIO DELLA MISSIONE SALESIANA


L’itinerario di vita del sig. Luigi Zanon, dopo gli anni vissuti in famiglia e quelli della prima formazione salesiana religiosa e professionale, si snoda in tre fasi: quella vissuta in Spagna come educatore tra i giovani, quella trascorsa nella Casa Generalizia al servizio della Congregazione, e, infine, la stagione della malattia, della pazienza e della consegna a Dio, quando giunse per lui “l’ora di dare alla sua vita consacrata il compimento supremo” (C 54).


In Spagna: educatore tra i giovani

Per più di 30 anni la vita salesiana del sig. Zanon ha avuto come patria la Spagna, alla quale rimase legato affettivamente e, si potrebbe dire, culturalmente, dove seppe costruire amicizie solide con i confratelli e con i laici. Gli piaceva che lo chiamassero “Luis” ed era contento quando poteva parlare in spagnolo, lingua che era diventata per lui familiare e che dominava in modo perfetto. Gran parte del periodo vissuto in Spagna lo trascorse nel collegio di San Fernando, come educatore e maestro qualificato, poiché aveva ottenuto il diploma di maestro industriale e il titolo di professore di educazione fisica.

Il Collegio di San Fernando, situato nella zona Fuencarral di Madrid, era un centro di educazione con scuola elementare e percorso di formazione professiona­le in diversi mestieri: fabbri, meccanici, falegnami, stamperia, legatoria, calzolai, sarti, muratori, scultori. Un grosso istituto, un grande internato per l’accoglienza e l’educazione di ragazzi orfani o abbandonati dai genitori, ragazzi a rischio; più di mille ragazzi tutti interni. Questa struttura educativa dipendeva dalla Ammi­nistrazione provinciale di Madrid. Nell’anno 1948 il Centro, che si trovava in un momento non facile, fu affidato ai Salesiani che lo ressero fino all’anno 1980. Si trattava di una sfida per la Congregazione e di una prova per il Sistema Pre­ventivo con la sua capacità pedagogica. Lo stesso Rettor Maggiore collaborò all’impresa inviando dall’Italia confratelli coadiutori particolarmente qualificati dal punto di vista salesiano e professionale.

La comunità salesiana – scrive un confratello che ne formò parte – era com­posta da una quarantina di membri, in maggioranza salesiani coadiutori, che svolgevano un’opera degna di encomio accompagnando, sostenendo e prendendosi cura degli allievi nei diversi aspetti e momenti: nelle classi e nei cortili, nei refettori, nei dormitori e nei laboratori, nella disciplina e nello sport.

Ai ragazzi del Collegio di S. Fernando, che avevano bisogno di un ambiente di famiglia, di educazione e di lavoro, il sig. Zanon dedicò la sua passione sale­siana, la sua competenza professionale, la sua capacità di educatore esigente e vicino, severo e comprensivo, attento alla situazione di ciascuno e desideroso di preparare questi ragazzi ad affrontare il lavoro e la vita con onestà e competenza, secondo i principi cristiani. Possiamo immaginarlo tra i ragazzi in classe, nel laboratorio, nel cortile, nei dormitori, nello sport, ecc. Coloro che hanno vissuto quell’esperienza con lui, così ne parlano:

“Negli anni condivisi nel Collegio di San Fernando l’ho sempre visto dedito al suo compito di educatore, responsabile nel lavoro, servizievole, fedele alla sua vocazione, agli impegni della vita religiosa e alle Costituzioni. Gentile e sereno nel tratto, i suoi rapporti erano segnati dallo spirito di famiglia e dal senso dello humour, qualche volta un po’ indipendente. Tendeva ad essere esigente e ordinato in tutto.

“Voleva molto bene ai ragazzi e si interessava soprattutto dei più bisognosi”.

“Era sempre tra i giovani, specialmente tra i più grandi, che lo apprezzavano e gli obbedivano anche se era piuttosto esigente nella disciplina”.

“L’ho visto spesso avvicinarsi ai più difficili e indisciplinati e conquistarli con uno stile amichevole e gioioso. Adempiva con molta cura le sue responsabi­lità verso di loro nel cortile e durante le ricreazioni, nei laboratori, nelle pas­seggiate, nei refettori, nell’assistenza nei dormitori. Dimostrava grande spirito di sacrificio quando si trattava di favorire il bene degli allievi. Buon assistente con lo stile del Sistema preventivo; aveva davanti a sé la massima salesiana: formare onesti cittadini e buoni cristiani Agiva con grande serietà nell’ambito professionale”.

E la stessa testimonianza che leggiamo nel ricordo di alcuni exallievi: “Era molto umano e molto interessato per la nostra formazione professionale e religiosa; attento ai meno dotati. Con grande capacità di dialogo e di sintonia con gli allievi, sapeva adattarsi a ciascuno. Si preoccupava molto per i nostri bisogni materiali, incominciando dal cibo, che in quei tempi non abbondava… Era un vero educatore salesiano, esigeva il compimento del dovere ma sempre con atteggiamento formativo.

Da più di 20 anni aveva lasciato la Spagna, ma alcuni ex-allievi, diventati uomini maturi, lo ricordavano ancora e ogni tanto gli scrivevano.


Gli anni trascorsi nella Casa Generalizia hanno dato un volto diverso alla sua esperienza salesiana; non si trattava più di un servizio di frontiera, di darsi nel con­tatto personale con i giovani nel cortile e nella scuola, ma di lavorare in un ufficio, di prestare servizi semplici e anonimi, con la consapevolezza di farlo per la missione salesiana e per la Congregazione. I confratelli lo hanno visto collabora­tore responsabile e preciso, preoccupato per l’interesse della casa, sempre dispo­nibile per i servizi che gli fossero richiesti di giorno e di notte, puntuale ed esigente nella vita di preghiera e nell’osservanza religiosa, ordinato e metodico. Anche se non gli risultava sempre facile dominare il carattere deciso e a volte impulsivo, che lo portava a momenti di insofferenza e ad espressioni critiche, manteneva un rapporto cordiale, caratterizzato dalla concretezza e dal senso dell’umorismo.

Le parole del Rettor Maggiore ne evidenziano l’orientamento fondamentale e l’atteggiamento di vita: “Ho potuto conoscere bene il Sig. Zanon, da quando si trovava in Spagna, nella Ispettoria di Madrid, lavorando nel Collegio di San Fernando e ho apprezzato la sua responsabilità e disponibilità a servire, il suo amore a Don Bosco e il suo senso di appartenenza alla Congregazione”.


La stagione della sofferenza, della pazienza e dell’offerta.

Verso la metà dell’anno 2008 iniziò l’ultima tappa della vita, quella della malattia, della sofferenza, della pazienza, dello sguardo rivolto alla meta; quando, dopo aver dato al Signore la sua capacità di lavorare e di servire, fu chiamato ad accettare e ad offrire, a patire e a sperare. Non è stato facile! Chi lo ha accompagnato in questo cammino lo ha visto passare – lui sempre sano e autonomo, desideroso di non dipendere dagli altri, di non disturbare nessuno – dalla amarezza e quasi dalla rabbia di chi si vede impotente, limitato, privato della propria autonomia, all’accettazione interiore, alla progressiva conformità alla volontà del Signore, espressa con fede al momento di ricevere per la prima volta il sacra­mento dell’Unzione degli infermi. Si trattava di assumere la condizione di ammalato, di lasciare la sua comunità di vita e di passare ad un’altra comunità con la consapevolezza che sarebbe stata l’ultima: “preferirei morire subito ma mi metto nelle mani del Signore e mi affido a lui…”. Era l’espressione del suo carattere e della sua fede.

“Penso – scrive un confratello della comunità – che il sig. Zanon abbia saputo accettare la sua situazione di salute, ben consapevole delle conseguenze; soffriva, come è naturale, ma non si lamentava. So che l’allontanamento dalla comunità nell’ultimo periodo della sua malattia è stata una esperienza forte per lui, però l’ha accettato con molta fiducia nel Signore”.

Il Direttore della comunità “Mons. Cognata” che lo ha accolto nell’ultimo periodo così si esprime: “Ha vissuto tra noi gli ultimi sei mesi della sua vita. Fu un calvario. Era perfettamente cosciente di quanto la sua salute fosse minata, sapeva che non gli rimaneva ancora tanto tempo per vivere. E da ammirare il modo con cui ha accettato la malattia. Non voleva terapia di accanimento: è stata una sua scelta precisa. Anche il suo modo di parlare era divenuto quasi incomprensibile; e questo aggiunse un altro dolore: non poter esprimersi se non con dei segni. E stato un esempio edificante per la nostra comunità, pur avendo un carattere forte. Sempre puntuale ai momenti più importanti della giornata comin­ciando con la meditazione alle ore 06.30. Rispondeva sempre al nostro saluto con serenità. Sul suo comodino in camera teneva il crocifisso missionario. Si vedeva che lo usava spesso. Chissà quante volte avrà parlato con lui a tu per tu, visto il modo sereno con cui ha accettato e combattuto la sua pesante malattia”.

“Voglio farmi salesiano per portare il vangelo oltre l’oceano”, era stata la prima prospettiva vocazionale formulata dal sig. Zanon. Il Signore ha accettato questa disponibilità e l’ha resa concreta in un progetto di vita, iniziato nel cortile tra i giovani e portato a termine in una infermeria tra confratelli anziani e ammalati. Al tempo della prima formazione i suoi superiori avevano sottolineato due caratteristiche che riscontravano in lui: la generosità nel lavoro e la fedeltà alla preghiera. Sono due note che hanno segnato la sua vita: la preghiera, cioè la visione di fede e il rapporto con Dio, con la Madonna, con Don Bosco, lo hanno spinto a darsi senza riserva in ogni momento e lo hanno aiutato a trasformare il fare e il patire in offerta apostolica.

Nel tempo della malattia, che progressivamente lo rendeva inabile e lo isolava e, d’altro canto, rendeva più forte la comunione con il Signore, egli ha testi­moniato concretamente la sua fede nelle consolanti verità proclamate durante l’Eucaristia del funerale, e che ora egli ripete a noi come esperienza compiuta: “Fratelli, non ci scoraggiamo anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo; siamo convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi…”.

E noi, che abbiamo condiviso con lui l’ultimo tratto del suo cammino terreno, ringraziamo il Signore per la sua vita e il suo servizio, lo teniamo presente nella nostra preghiera come segno di affetto e di gratitudine facendo nostre le parole conclusive del messaggio del Rettor Maggiore: “Lo affido all’amore tenero del Padre che lo saprà accogliere e riempire di tutto ciò a cui aspirò quando decise di seguire Gesù, come Salesiano, dietro le orme di Don Bosco”.


Sabato 20 febbraio 2010, appena passata la mezzanotte, il Signore lo ha chiamato a sé. Poche ore prima, mentre era in cappella con i confratelli della comunità “Mons. Cognata” di Castello di Godego e stava per iniziare il pio esercizio della Via Crucis, si era sentito male ed era stato accompagnato in camera dal Direttore e dalla sorella Giuliana, provvidenzialmente presente in quel momento. Nono­stante l’immediato intervento del personale medico e di infermeria, la crisi, altre volte superata, lo condusse in poche ore alla fine, mentre era assistito e sostenuto dall’affetto e dalla preghiera dei presenti. Il Direttore gli aveva impartito l’asso­luzione ‘in articulo mortis’ e la benedizione papale. Pochi giorni prima, l’11 febbraio, aveva ricevuto per la seconda volta l’Unzione degli infermi. Appena appresa la notizia, il Rettor Maggiore inviò un messaggio di partecipazione nel quale affermava: “Il Signore ha bussato alla porta e ha chiamato il Sig. Luigi Zanon, che aveva preparato delicatamente in questi ultimi anni con una malattia che lo portò a consegnarsi pienamente a Lui. Ho visto un progressivo abbandono nel Signore tanto più ammirevole trattandosi di una personalità, come la sua, dotata di un temperamento forte”.

Il sig. Zanon, che aveva sempre goduto di una costituzione sana e robusta, verso la metà dell’anno 2008 aveva manifestato i primi sintomi del male che, dopo numerosi controlli in diversi centri medici di Roma e di Verona, avrebbe preso un nome concreto: sclerosi laterale amiotrofica (SLA), malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso. L’accentuarsi delle conseguenze del male aveva reso impossibile la permanenza nella Casa Generalizia e aveva consigliato il passaggio ad una struttura più adatta. Per questo motivo nel mese di agosto del­l’anno 2009 il sig. Zanon era stato trasferito alla casa di cura per confratelli “Mons. Cognata” di Castello di Godego (provincia di Treviso), comunità appar­tenente alla ispettoria Italia Nordest. Ivi aveva incontrato sin dal primo momento cordiale e fraterna accoglienza, attente cure mediche e infermieristiche e delicata attenzione spirituale. Inoltre la vicinanza al paese natale e ai parenti, in partico­lare alla sorella Giuliana e ai nipoti, gli aveva permesso di riannodare un rapporto affettuoso e quasi continuo con i suoi, che divenne per lui un balsamo negli ultimi difficili mesi della malattia.

Il funerale si è svolto lunedì 22 febbraio nella chiesa parrocchiale di Fossalta di Trebaseleghe con la partecipazione dei parenti, di numerosi parrocchiani, di confratelli della comunità di Castello di Godego, di altre comunità dell’ispettoria e della casa Generalizia. Ora riposa accanto ad altri membri della sua famiglia nel cimitero di Fossalta.


Il ricordo della sua testimonianza ci aiuti a rendere reale la consacrazione apostolica nelle diverse situazioni della vita e della missione salesiana.

Un ringraziamento sincero va alle persone che hanno voluto bene al sig. Zanon e, in particolare, a coloro che lo hanno accompagnato e sostenuto nel tempo della prova e della speranza: i parenti, i confratelli e il personale delle comunità di Verona Don Bosco e di Castello di Godego, i confratelli ed ex-allievi della Spagna e i confratelli della Casa Generalizia.

Nella speranza che ci viene dal Signore Risorto, vi salutano fraternamente in Don Bosco.


Don Giuseppe Nicolussi

Direttore e Confratelli della Casa Generalizia

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