(1878-1957)
(cfr. Roberto M. Diaz, Coadiutore Domenico Zago in E. Valentini (a cura di) Profili di missionari Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, LAS, 1975, p. 284-286).
n. a Curtarolo (Padova -Italia) il 17 luglio 1878; prof. perp. a Marsiglia il 15 agosto 1898; m. a Viedma (Argentina) il 2 gennaio 1957.
Nacque a Curtarolo (Padova) il 17 luglio 1878 da Angelo e Bariotto Santa, pii genitori che diedero alla nostra Congregazione anche Don Giuseppe, pure lui missionario in Argentina.
Attratto dall’esempio del fratello sacerdote, entrò nell’Oratorio di Torino nel 1894. Fece il noviziato a Montpellier nel 1895, e nel 1896 la professione. Due anni più tardi generosamente per la Patagonia.
Le vecchie cronache del 1898 lo segnalano già a fianco dell’illustre missionario del Rio Negro: il Padre Alessandro Stefenelli.
Alto nella persona, robusto nelle membra, imperioso nello sguardo, Domenico Zago, fu l’uomo provvidenziale della prima Scuola Agricola Sperimentale dell’Alto Rio Negro, un’incantevole oasi sulle aride sponde del fiume impetuoso, e alveare d’instancabili lavoratori. Domenico era il maggiordomo del Padre Stefenelli. Aveva cura di tutto: dei macchinari, degli animali, dei campi.
Fu pure il provveditore di quella benemerita prima scuola del Rio Negro, centro delle prime popolazioni. Le sue macchine, le prime e più progredite della regione, erano adoperate dagli agricoltori, che avevano in Don Stefenelli il più valido protettore e orientatore. Domenico fu sempre il braccio destro dell’uomo che più ha contribuito al progresso di quella zona del Rio Negro.
I due reggimenti dell’esercito stanziati davanti al Collegio, furono loro di valido aiuto. Ma non mancò qualche ufficiale, frutto di quell’epoca liberale, che attentasse contro la vita di Don Stefenelli. Allora Domenico diventò il difensore del suo Direttore. Alto, nerboruto, valoroso e ben armato, imponeva rispetto.
Nel 1899, una terribile inondazione distrusse tutto il lavoro realizzato e fece crollare le costruzioni. Don Stefenelli andò a Bahia BIanca coi ragazzi, e Domenico rimase solo a custodire le proprietà e incominciare di nuovo.
L’anno dopo tutte le seminagioni ritornarono a rifiorire. Il Collegio e la chiesa furono ricostruite più modernamente. Dieci anni rimase Domenico al fianco di quell’eroico missionario. La fede di quei pionieri adusti e di poche parole fu l’aurora dell’attuale progresso dell’Alta Valle del Rio Negro.
Nel 1909, Domenico compì le stesse missioni di fiducia nella nascente Scuola di Arti e Mestieri del nostro collegio «La Piedad» di Bahia Blanca.
E quando nel 1913 spuntò l’ora delle difficili regioni del Sud del Chubut, Domenico Zago tornò al suo posto di avanguardia. Comodoro Rivadavia era in quell’epoca una regione più arida moralmente che geograficamente. I salesiani già nel 1892 avevano stabilito un centro di missioni e due collegi nella capitale del territorio, Rawson (a seicento chilometri di distanza). Da questa Sede periodicamente partivano e percorrevano gli altipiani deserti e le cordigliere. Nonostante le immense distanze, e l’assenza assoluta di mezzi di comunicazione, le cristianità indigene e i piccoli centri civili nacquero e si conservarono per il sacrificio costante dei missionari salesiani.
A Buenos Aires, qualcuno (a duemila chilometri) giudicò quest’opera missionaria come inetta ed inefficace. Con assoluta sconoscenza delle difficoltà regionali si tentò di dar vita alle sperdute cristianità ciubutensi. Nel 1912 arrivarono a Comodoro due zelanti sacerdoti passionisti. La loro buona volontà s’infranse contro la realtà patagonica, e non tardarono a scoraggiarsi. Nella Colonia Sarmiento (a centocinquanta chilometri verso la Cordigliera dell’Ande) ottennero qualche risultato. Ma gli ottimi Padri Passionisti, dopo aver sperimentato personalmente la scabrosità delle terre del Sud, ritornarono a Buenos Aires, affermando: «Solo i salesiani con i loro collegi e oratori potranno ottenere frutti in quelle tristi regioni».
Fu precisamente nel 1913 che i figli di Don Bosco andarono a Comodoro Rivadavia per fondare un collegio e una missione stabile. Formarono la avanguardia due sacerdoti, il Padre Augusto Crestanello ed il Padre Arsenio Guerra, ed un coadiutore, Domenico Zago. Furono ricevuti bene. La domenica 16 novembre, poterono celebrare messa in una casa affittata. Ma, come dice la cronaca, non vi assistette nessun fedele.
Quelli che abitano oggigiorno «nel paese del vento e del petrolio », possono testificare il merito della fondazione di un collegio in quei tempi ed in mezzo a quei tuguri. La grande scuola di meccanica, che oggi è l’orgoglio di Comodoro, è orgogliosa delle sue umili origini e dei suoi infaticabili fondatori. L’attuale rigogliosa vita cristiana, causa l’ammirazione di chi percorre il Sud Patagonico.
Vari collegi e missioni progredirono grazie al costante lavoro ed alle energie del nostro carissimo Domenico: Junìn de los Andes, Choele-Choel, Bahìa Blanca (17 anni) furono campi del suo instancabile lavoro. Le sue mani ancora vigorose nell’anzianità, non abbandonarono l’aratro, e il suo caro collegio di San Francesco di Sales di Viedma lo vide lavorare fino all’ultimo giorno della sua vita.
Don Pedemonte scrisse di lui: «Le case dove passò lo ricorderanno con profonda gratitudine. Visse nell’umiltà, anche quando qualcheduno non gli riconobbe i doni ricevuti da Dio e la preparazione acquistata in Italia e Francia. Godette delle delicatezze di Don Rua, che lo ebbe carissimo. La sua pietà sentita e illuminata fu il sostegno nelle ore di prova. Ebbe per Don Bosco e la Congregazione un amore veramente filiale».