Vitali Silvio

nato a Pietracolora (Bologna) il 29-7-1910; morto a Roma, Opera-PAS, il 13-9-1984 a 74 anni di età e 54 di professione religiosa


Il Sig. Silvio Vitali nacque a Pietracolora (Bologna), decimo tra undici fratelli e sorelle, il 29 luglio 1910, da Raffaele e Agata Fantini. Ricevette il battesimo lo stesso giorno. All’età di quindici anni, seguendo l’esempio dello zio, Sig. Giuseppe Fantini, coadiutore salesiano, decise di donarsi a Don Bosco. Ammesso prima negli aspirantati di Ivrea (1925) e di Foglizzo Canavese (1926), trascorse l’anno di noviziato a Villa Moglia – Chieri (1929-1930). lvi, il 13 settembre 1930, emise la prima professione religiosa nelle mani del Sig. Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore. Completò subito dopo la sua formazione professionale nell’Istituto «Conti Rebaudengo» di Torino, dove rimase anche dal 1933 al 1936 in qualità di maestro-calzolaio. Nello stesso periodo fece la seconda professione temporanea (14 settembre 1933) e quella perpetua (15 luglio 1936). Nel frattempo era maturata la sua vocazione missionaria. I Superiori, accogliendo la sua richiesta, lo destinarono prima alle missioni dell’India (1936-1960) e poi a quelle della Birmania (1960-1966). Nei suoi lunghi trenta anni di vita missionaria il Sig. Vitali si dedicò con impegno ai suoi compiti di maestro-calzolaio e di factotum. Rientrato in Italia nel 1966, venne assegnato alla Comunità «Gesù Maestro» dell’Ispettoria del PAS. Vi svolse la sua solerte attività fino alla morte, godendo dell’amabile compagnia dello zio, Sig. Giuseppe Fantini, chiamato anche lui al PAS nel 1966 e morto tra le sue braccia l’8 settembre 1981.


Il Sig. Silvio ricevette la prima formazione nell’ambito della sua numerosa famiglia, ricca di grandi doti umane e cristiane, che non esitò a donare tre suoi membri al Signore, il nostro Sig. Silvio e suo fratello, Don Giuseppe, salesiani, una sua sorella, Suor Agata, della Famiglia del Cottolengo. Ebbe per natura un carattere forte, ardente e volitivo. Seppe addolcirlo e temperarlo con un continuo e deciso controllo, durato tutta la vita; seppe valorizzarlo per una diuturna crescita in quella pietà e in quell’amore al lavoro che lo distinsero sempre. Sbocciava così la sua vocazione alla vita religiosa nella Congregazione salesiana. La sua scelta si fece sempre più matura e soprannaturalmente motivata. Lo manifestò lui stesso, quando, nella lettera per l’ammissione al noviziato, scrisse: «Intendo appartenere a questa Congregazione per tre fini: I. Per salvare l’anima mia. II. Per farmi figlio di Don Bosco. III. Per fare del bene alla gioventù, abbandonandomi tutto quanto nelle mani del Signore». Questo suo attaccamento alla vocazione gli permise di superare le incertezze e le difficoltà del noviziato e del periodo dei voti temporanei e di donarsi completamente e senza riserve al Signore con la professione perpetua. Anche le difficoltà successive saranno superate con un grande spirito di fedee con una decisa volontà di essere fedele agli impegni religiosi. Il Sig. Silvio si distinse appunto come un religioso convinto. Seppe vivere giorno per giorno la sua consacrazione al Signore mediante l’osservanza dei consigli evangelici. La fedeltà ai voti emessi fu continuo oggetto dei suoi esami di coscienza, soprattutto in occasione degli esercizi spirituali annuali che costituivano per lui un vero tempo forte. Il suo diario personale è ricco di interessanti riflessioni sulla pratica dei voti.


Si distinse anche per l’esattezza della partecipazione alla vita comune. Sentendosi sempre membro attivo delle comunità a cui appartenne, collaborò secondo le sue possibilità alle varie iniziative, diede l’esempio di una abituale presenza e puntualità agli incontri comunitari, diffuse attorno a sé serenità e gioia. Quale il segreto del suo costante impegno? Certamente il suo profondo spirito di pietà. Seppe essere un uomo di preghiera. Oltre che partecipare attivamente alle pratiche comuni, trovò il tempo per raccogliersi, spesso e a lungo, in preghiera nella cappella, pur non trascinando i doveri del suo ufficio. A volte il suo fervore e la sua devozione erano visibili anche esteriormente. Oltre le devozioni proprie della Famiglia salesiana coltivò una sincera pietà per S. Rita, S. Maria Goretti e le Anime del Purgatorio. Qualche settimana prima di morire accolse con gioia il dono di un foglietto con le preghiere intitolate «Atti di amor di Dio», composte da Pio VI. Propose di impararle a memoria e di recitarle ogni giorno. Il suo ardente amore per Dio il Sig. Silvio lo tradusse in un concreto amore per il prossimo: fu costantemente collegato con i suoi familiari, partecipando vivamente alle loro gioie e ai loro dolori; fu cordiale nelle sue relazioni con i confratelli, prestando loro generosamente i suoi servizi; fu animato da zelo apostolico per il bene dei giovani affidati alle sue cure, soprattutto nel periodo della sua vita missionaria. Va ricordato infine che il Sig. Silvio fu sempre un grande lavoratore. Oltre che attendere al suo specifico settore professionale, fu un abile factotum. Lo si vedeva sempre pronto a correre dovunque era richiesta la sua opera. Tra i suoi propositi troviamo anche questo: «Mai esca dalla mia bocca o cuore un solo NO per nessuno». La sua giornata di lavoro fu quindi sempre molto piena. Non si risparmiò neanche negli ultimi anni, quando l’età avanzata e le malattie gli richiesero gravi sacrifici. Lavorò fino a quando, alcuni giorni prima della morte, la malattia lo costrinse a stare a letto. Morì proprio sulla breccia. […]


Sento il dovere di ringraziare sentitamente quanti hanno prodigato le loro cure al Sig. Silvio in questi ultimi anni, specialmente quanti lo hanno assistito durante l’ultima malattia gli esimi Medici, le reverende Suore e il personale paramedico dell’Ospedale «Cristo Re». […] Sac. Armando Cuva direttore.

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