Codevigo (PD) 1 agosto 1926 – Mestre (VE) 1 ottobre 2008
a cura di don Riccardo Michelan 1 ottobre 2008
“Ogni mio desiderio terreno è crocifisso e non c’è più in me nessuna aspirazione per le realtà materiali, ma un’acqua viva mormora dentro di me e mi dice: “Vieni al Padre” (S. Ignazio Antiochia)
O morte, tu che separi i congiunti e, dura e crudele quale sei, dividi coloro che sono uniti dall’amicizia, sappi che è già infranto il tuo dominio” (da “lettere”, di san Braulione, vescovo di Saragozza)
Il primo ottobre 2008 ci ha serenamente lasciati il nostro caro confratello Leone Tiozzo.
Era da qualche mese ospite nella vicina Infermeria Ispettoriale “Casa Artemide Zatti”.
Soffriva di disturbi vari aggravati dai postumi di una frattura al femore non ben guarita.
Come ogni mattina aveva partecipato all’Eucarestia mettendosi subito dopo a letto per un improvviso malore che non è riuscito a superare.
L’infanzia e la famiglia
Leone Tiozzo era nato a Codevigo (Padova) la domenica del 1 agosto 1926 da papà Ernesto e mamma Eva Beltrame. Nacquero poi una sorella Maria (1930) e un fratello Serafino (1931), nella famiglia c’erano anche una sorella per parte di madre e due sorelle e un fratello per parte di padre. Una famiglia numerosa e serena.
Ricordando i genitori, scriveva: “Sono contento di essere nato e cresciuto in una famiglia cristiana e ringrazio i miei genitori: che mi hanno fatto battezzare fin dai primi giorni dalla nascita…”
Scriverà due toccanti composizioni poetiche che rivelano il suo grande amore verso i genitori, ne trascriviamo le ultime strofe.
…Poi fosti tolto ai nostri umidi,smarriti occhi
Quando ‘l funereo corteo s’avviò alla pieve,
mentre i sacri bronzi spandean mesti rintocchi!
Seguimmo la tua bara col respiro lieve;
umile gente facea a Te corona e a noi conforto.
“Addio caro e buon papà, riposa in pace!
Se tanto ci colpì la morte tua prematura,
il pensier di rivederci in ciel è come face”
e in morte della mamma così terminava una lunga e commovente poesia:
…Povertà, stenti, amarezze e delusioni
furon compagne della tua lunga vita;
ma acquistasti stima e benedizioni
da noi cresciuti e da Chi aiuta.
“Cara e buona mamma: non t’abbiam perduta:
tu dimori prima di noi nella luce di Dio;
fa che possiamo tutti riunirci un dì,
e godere pienamente la pace eterna!”
La vocazione
Sentendo in cuore la chiamata allo stato religioso, nel 1938 va a Penango (Asti) nella casa salesiana per frequentare il ginnasio e prepararsi ad entrare in Noviziato.
Il 24 maggio 1944 presenta domanda per l’ammissione.
Poco dopo scriverà: “A 18 anni compiuti e precisamente il 16 agosto 1944 incomincia il mio Noviziato. Con che gioia ho cominciato quel cammino imparando a conoscere a fondo la Congregazione Salesiana e ad entusiasmarmene”.
Entrando in noviziato non aveva ancora ben chiaro con quale modalità sarebbe diventato salesiano, se da sacerdote o da coadiutore anche se inizialmente propendeva per il primo. Ma il 20 ottobre scrive: “In fatto di vocazione seguirò ciò che mi diranno i miei superiori e terrò i loro consigli come voce e comando di Dio. Se mi dicono di andare a casa, andrò, ma a malincuore; se mi dicono di mettere la veste la metterò molto volentieri; se mi dicono di farmi coadiutore (salesiano laico), lo farò volentieri ugualmente”.
25 ottobre: Riceverò la santa medaglia, segno esterno che sono stato trovato degno di appartenere a Don Bosco. Un superiore maggiore di allora, poi Rettor maggiore, Don Ziggiotti li definirà i novizi della guerra avendo fatto tutto l’aspirantato e il noviziato durante la seconda guerra mondiale.
Giunge il 16 agosto 1945 :“ Dies magna (il grande giorno)”- Emette la sua prima professione come salesiano (ne ricorda persino l’ora: poco dopo le 11). “Fu un giorno veramente memorando; il più felice della mia vita; in quel giorno diventai Religioso Salesiano”.
Finito il noviziato il 15 agosto 1944, a Chieri Villa Moglia al Colle Don Bosco e comincia il lavoro come tipoimpressore, 1945 – 1963.
Con don Bosco per sempre
Fu la sua gioia poter vivere per 18 anni presso la Casetta di Don Bosco! Li definirà “18 anni di intensa vita fisica e spirituale”; nel 1951 emette la Professione perpetua ed è Salesiano per sempre.
Inizia ora il periodo più attivo e di responsabilità nella sua vita salesiana.
Il 24 settembre 1963 viene inviato al Borgo Ragazzi di Don Bosco a Roma come capo tipoimpressore. “Tre anni di vita impegnata, anche se dura, bella e amata e completamente salesiana a contatto di giovani bisognosi in tutti i sensi”.
Il 22 settembre 1966 i Superiori lo mandano alla Tipografia de “l’Osservatore Romano” in Vaticano ove rimane fino a tutto settembre 1975, prima come Assistente tecnico e poi come Direttore tecnico. Vita intensa nel più perfetto stile salesiano.
Così ricorda quegli anni: “Nei 12 anni che fui a Roma quante persone avvicinate, o per lavoro o per amicizia; quante vicende, avvenimenti vissuti, tristi e lieti: dalla Chiusura del Concilio all’Anno Santo, dalle beatificazioni e canonizzazioni viste, all’udienza privata di Paolo VI, prima di partire dal Vaticano; dalla redazione del regolamento-contratto per il personale grafico ai miglioramenti tecnici apportati alla Tipografia; dalla chiusura del reparto rotocalco, alle rivendicazioni salariali; dall’addio ai vari pensionati alle gioiose gite domenicali”.
Questi anni romani gli rimarranno sempre nella mente e ne parlerà con senso di amore e fedeltà alla Chiesa, manifestando questi sentimenti anche in piccoli gesti quali l’attesa quotidiana dell’Osservatore. Lo leggeva fedelmente e si premurava di informare i confratelli sulle notizie più curiose tipo le nomine dei vescovi o le personalità ricevute in udienza dal papa…
Il 30 settembre 1975 l’approdo a Bologna all’Istituto Beata Vergine di San Luca alla direzione della scuola grafica, responsabilità non cercata nè voluta, ma “accettata in spirito di obbedienza anche se mi è costata assai sotto tutti i punti di vista”. Dopo un incidente automobilistico, nel 1977, che lo portò quasi in fin di vita fa questa riflessione:” Il cristiano e tanto più il religioso, non importa che sappia quando e dove morrà; ma deve preoccuparsi del “come morrà”
Vi sono due contenitori con lettere di risposta ad altrettante da lui inviate ma che non sono state raccolte. Dai luoghi di provenienza di dette lettere si può capire come il Sig. Leone coltivasse le amicizie e le relazioni con i più svariati personaggi. Ve ne sono dal Veneto, dal Lazio, dalla Sicilia, dalla Sardegna, dall’India e dai luoghi delle più lontane missioni salesiane.
Il salesiano
Quello che ha caratterizzato la vita del signor Leone è stata la sua disponibilità e la sua obbedienza. Se osserviamo il suo curricolo lo troviamo sempre disposto a dare una mano dove c’era necessità e dove veniva richiesto. Torino, Bologna, Roma Castel dei Britti, Mestre… Ovunque va senza obiezioni e senza turbamenti, sentendo come sua ogni casa salesiana.
Lo ricordiamo tutti come un uomo saggio, pacato, dal cuore buono, disponibile al dialogo e allo scherzo. Un uomo di comunione che aveva trovato il principio della fraternità nella comunione anzitutto con Dio.
In questi ultimi tempi recitava quotidianamente una preghiera scritta a mano che teneva in camera sua:
«O Signore Gesù, sento che la mia vita s’incammina verso il tramonto.
Se guardo il mio passato due sentimenti m’invadono l’animo: il pentimento e il ringraziamento.
Signore ti domando perdono di tutto il male che ho fatto e mi affido al tuo amore misericordioso.
Ti ringrazio per tutti i doni di cui mi hai colmato durante la vita di questi tanti anni.
Ti prego di conservarmi aperto ai problemi del mondo e dei giovani, capace di accettare le nuove generazioni e di rendermi ancora utile.
Concedimi di trascorrere questi ultimi anni nella serenità, nella pace e, possibilmente, in salute.
Ma se l’infermità mi colpisce dammi la forza di accettarla con fiducia.
Ti prego per coloro che mi vogliono bene, e si sono raccomandati alle mie preghiere e non mi lasciano solo, ricordandomi con simpatia e amicizia.
Sii vicino a tutti gli anziani che sono ammalati, dimenticati e abbandonati…
Signore, mia speranza, con il tuo aiuto io vengo incontro a Te per essere eternamente con Te».
Maria è stata per Leone «modello di preghiera e di carità pastorale» e lo ha educato alla pienezza della donazione al Signore e al servizio dei fratelli. La sua devozione filiale lo portava a recitare quotidianamente il rosario. È Lei che lo accoglie in Paradiso insieme al papà Ernesto e alla mamma Eva e alle persone care che lo hanno amato.
Don Riccardo Michielan e Comunità Salesiana del San Marco.
“Beato chi hai scelto e chiamato vicino,
abiterà nei tuoi atri” Sal. 64