(1900-1950)
(cfr. Renato M. Picròn, Coadiutore Renato Lambert in E. Valentini (a cura di) Profili di missionari Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, LAS, 1975, p. 499-500).
n. a Salzinnes (Namur-Belgio) il 9 febbraio 1900; prof. a Hechtel il 25 marzo 1919; m. a Elisabethville (Congo) il 4 aprile 1950.
Dal suo paese natale, il nostro confratello ereditò il buon gusto estetico, e soprattutto una grande abilità per la musica, e quell’arte di infondere l’allegria, che non l’abbandonò mai.
Il dolore però non gli fu risparmiato. Ben presto i genitori, Giulio Lambert e Carlotta Petit, furono rapiti all’affetto dei loro due teneri figlioletti. E fu questa l’occasione provvidenziale che lo condusse nella nostra casa di Liegi. Vi trovò un’atmosfera di lavoro, pietà e santa allegria; l’anima sua si aperse a nuovi orizzonti e ne germogliò la vocazione salesiana. Era il tempo in cui Don Luigi Mertens era direttore e parroco, e la sua santità irradiava la casa e la parrocchia.
Quando nel 1918 ebbe terminato i corsi di legatoria, lasciò Liegi per entrare nel noviziato, non senza aver salutato ancora una volta il Padre dell’anima sua, che gli disse: «Figlio mio, ho la ferma speranza che voi sarete salesiano, e morirete salesiano, malgrado tutto quello che vi potrà accadere». Era una profezia.
Dopo la sua prima professione a Hechtel, nel 1919, il nostro confratello fu inviato a Liegi e si iniziò nelle diverse forme d’apostolato salesiano. Ebbe la fortuna di vedere sbocciare la vocazione salesiana del suo giovane fratello, che più tardi lo seguirà nelle missioni. Già germogliava nel nostro Renato il desiderio del dono totale, della vita missionaria.
Era un idealista; aveva gli slanci, le disillusioni, le magnifiche riprese di un ricco carattere.
Arrivato nel Katanga nel 1923, ebbe subito occasione di mettere a servizio i suoi svariati talenti, nelle diverse obbedienze.
Nel 1923, a Elisabethville, professò il suo mestiere di legatore e collaborò con Don Noël per formare una eccellente corale e dar principio al teatrino per indigeni e con indigeni.
Poi, nel 1927, si recò nella nascente missione di Kakyelo in qualità di economo, sotto la direzione dello stesso Don Noel, in quei primordi eroici, dove i leoni venivano fino alla soglia della porta ruggendo.
Nel 1930, S. E. mons. Sak terminava il canale e la turbina elettrica che dovevano mettere in moto la scuola professionale. Cercava un buon elettricista, e gli fu assegnato il signor Lambert.
Più tardi la missione di Tshinsenda (oggi Kalumbwe) abbisognava d’un coadiutore catechista che parlasse parecchie lingue indigene. Furono due anni di consolazioni che il nostro confratello non poteva ricordare senza un senso di nostalgia.
A Kiniama (1933-35), si rivelò un buon autista di camion, sempre pronto a percorrere i 120 chilometri che separano la missione da Elisabethville, e questo in ogni stagione, nella pioggia e nel fango, sui ponti barcollanti, per burroni, in mezzo alle mosche tsétsé e alle nere.
Per essere completo, bisognerebbe anche dire che il nostro confratello fu due anni infermiere a Tera. Ma come esaurire una vita così piena?
Del resto, la sua salute non era più all’altezza del suo coraggio. Si dovette avvicinarlo alla città e ai medici; perciò ritornò a La Kafubu e poi al collegio di Elisabethville.
« Voi morirete salesiano, malgrado tutto quello che vi potrà accadere». La vocazione del nostro caro confratello fu messa a dura prova, ma la fedeltà a San Giovanni Bosco trionfò.
Una ipertensione arteriale lo metteva in continuo pericolo di morte. Vertigini frequenti, crisi cardiache, l’obbligarono a essere ricoverato per l’ultima volta all’ospedale. Mentre il corpo si affievoliva, l’anima s’univa sempre più al suo Dio.
Spirò il4 aprile 1950.