Discernimento

2004 – Si riportano qui alcuni testi autorevoli riguardanti la cura delle vocazioni specifiche nella nostra formazione iniziale; essi si riferiscono alla vocazione del salesiano presbitero e a quella del salesiano coadiutore. Essi trattano della identità vocazionale e dei segni di vocazione specifica e sono offerti alla pratica di incaricati di prenovizi e maestri di novizi (Dicastero per la formazione)


DISCERNIMENTO VOCAZIONALE IDENTITA’ E SEGNI DI VOCAZIONE SPECIFICA


Identità e segni vocazionali vengono qui proposti insieme per evidenziare la problematica del rapporto tra identità e criteri di discernimento; non si può operare il discernimento senza una consapevolezza della identità. Inoltre le realtà vocazionali del salesiano prete e del salesiano coadiutore sono presentate contemporaneamente, per indicare che occorre curare l’identità di entrambe le vocazioni salesiane e che tutti i candidati necessitano del discernimento su di esse.


Innanzitutto si riportano i testi della Ratio riguardanti l’identità delle vocazioni salesiane specifiche, in particolare FSDB 38 – 40. E’ necessario approfondire l’identità vocazionale, prima di trovare criteri vocazionali specifici e di operare il discernimento.

Inoltre si riportano i segni di vocazione specifica, presi da Criteri e Norme di discernimento vocazionale salesiano ai numeri 84 – 87. Questi criteri hanno bisogno di pratica di discernimento soprattutto da parte dei maestri dei novizi e degli incaricati dei prenovizi. Probabilmente hanno bisogno anche di ulteriori chiarificazioni. Si tratta di aiutare i giovani formandi a trovare, a purificare e rafforzare le loro motivazioni vocazionali.


RATIO


Le diverse forme dell’identità vocazionale


38. Don Bosco ha voluto che l’unico progetto della consacrazione apostolica salesiana si esprimesse nella sua interezza nelle due forme che le sono proprie: quella del salesiano presbitero [o diacono] e quella del salesiano coadiutore. Essi vivono la stessa professione e partecipano alla stessa comunità di vita e di azione.

La vocazione del salesiano presbitero [o diacono] e del salesiano coadiutore sono due forme complementari che arricchiscono la vita fraterna e apostolica, apportando il loro contributo specifico.[1]


Il salesiano presbitero

39. Il salesiano sacerdote [o diacono] congiunge in sé i doni della consacrazione salesiana e quelli del ministero pastorale, ma in modo tale che è la consacrazione salesiana a determinare le modalità originali del suo essere sacerdote e dell’esercizio del suo ministero. Come segno sacramentale di Cristo Buon Pastore da cui attinge la sua carità pastorale, cerca di “salvare” i giovani, lavorando nel contesto della sua comunità.

Il suo apporto specifico all’azione apostolica della comunità sta nel suo triplice ministero.

Attraverso il ministero della Parola, egli porta la parola di Cristo nelle più svariate situazioni e nelle diverse forme di predicazione, di aiuto e di consiglio, d’illuminazione dell’esperienza dei giovani, di orientamento dei progetti e delle opere, e di trasformazione della loro vita.

Il suo servizio di santificazione ha diverse espressioni di realizzazione, ma il momento più significativo e fecondo consiste nel servizio di iniziazione alla vita in Cristo, nella preghiera liturgica e nella celebrazione dei Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della Riconciliazione.

La sua azione di “animazione della comunità cristiana” è tutta protesa al servizio di unità nelle diverse comunità, quella salesiana e quelle altre a raggio più ampio: la Comunità Educativo-Pastorale, la Famiglia Salesiana, e il Movimento Salesiano. Sa animare i diversi ambienti pastorali salesiani.


Il salesiano coadiutore[2]

40. Il salesiano coadiutore “congiunge in sé i doni della consacrazione e quelli della laicità[3], vivendo la sua laicità da consacrato.

Opera prevalentemente in campi di lavoro secolare, testimoniando un amore radicale a Cristo e distinguendosi per la sua competenza professionale.

“La presenza del salesiano laico arricchisce l’azione apostolica della comunità: rende presenti ai salesiani presbiteri i valori della vita religiosa laicale e li richiama in permanenza alla viva collaborazione con i laici, ricorda al salesiano prete una visione e un impegno apostolico assai concreto e complesso, che va più in là dell’attività presbiterale e catechetica in senso stretto”[4].

La sua figura è particolarmente significativa in certi contesti dove il prete viene visto come figura sacrale o cultuale. Attraverso la sua consacrazione egli dimostra la presenza di Dio nel quotidiano, l’importanza di farsi discepoli prima di essere maestri e testimonia una fede convinta che non è legata agli impegni funzionali o di ministero.[5]

La figura del salesiano coadiutore è pure figura-cerniera fra consacrati e laici all’interno della medesima CEP.

“Ai fratelli consacrati richiama i valori della creazione e delle realtà secolari; ai fratelli laici richiama i valori della totale dedizione a Dio per la causa del Regno. A tutti offre una particolare sensibilità per il mondo del lavoro, l’attenzione al territorio, le esigenze della professionalità attraverso cui passa la sua azione educativa e pastorale”[6].


CRITERI E NORME DI DISCERNIMENTO VOCAZIONALE SALESIANO 


84. I criteri di discernimento finora enunciati sono validi per tutti i Salesiani. Siccome però la vocazione specifica investe tutta la vita del confratello, la dimensione laicale o clericale della sua esistenza costituisce una prospettiva permanente del discernimento vocazionale. È quindi opportuno evidenziarne alcuni segni, nella consapevolezza che si tratta di segni specifici, ma non esclusivi.


85. Segni che portano a discernere la vocazione di salesiano coadiutore

Il salesiano coadiutore, per la sua laicità consacrata, è allo stesso tempo un segno della dimensione secolare della Chiesa e dei valori della consacrazione; ed è per la comunità salesiana, la Comunità Educativa Pastorale e la Chiesa un appello vivente ai valori della dimensione secolare del mondo e della storia,

La laicità non va intesa come qualcosa di negativo – il non volere o non potere diventare salesiano presbitero o diacono – né si riduce a un servizio o a una semplice funzione[7]. Non si riferisce in primo luogo a ciò che il coadiutore voglia o possa fare, ma a come egli debba essere nel fare. Il suo modo di vivere la vocazione salesiana, di porsi di fronte alla missione, il suo ruolo nella comunità salesiana[8] e nella comunità educativa, richiedono alcuni atteggiamenti e alcune condizioni specifiche:


86. a) Sentirsi chiamato a vivere l’insieme dei valori salesiani come consacrato laico, che comporta di:

– rispondere alla volontà di Dio, porsi al suo servizio e realizzare la propria santificazione da religioso laico: una risposta espressa nella testimonianza del “buon cristiano”, vissuta nella vita consacrata;

– accettare questa specifica vocazione come “originale” dimensione personale con le sue ricchezze e la diversità delle sue funzioni, che riempie e non limita le proprie aspirazioni, e comprendere ciò che questo significa a livello spirituale, comunitario e pastorale;

– essere consapevole e assumere l’impegno di vivere nella Congregazione “la medesima vocazione in fraterna complementarità”[9] con il salesiano presbitero ed essere disponibile alla collaborazione creativa nella missione[10].

b) Rendersi idoneo a compiere la missione di educatore-pastore dei giovani nella forma laicale, coltivando le capacità e acquistando le competenze necessarie per prestare servizi e impegnarsi in ambienti professionali, sociali, culturali più congeniali con l’identità del salesiano coadiutore;

c) Educarsi ad uno stile di intraprendenza e concretezza, curando:

– la vicinanza al mondo e l’attenzione ai problemi umani, l’interesse per le realtà del lavoro e la sensibilità per il territorio, la disponibilità a intervenire;

– il senso della professionalità, la coscienza che ogni mestiere è importante, la serietà nella programmazione, la capacità di collaborare;

– la stima e la propensione al lavoro manuale e tecnico, ma anche l’apprezzamento per il lavoro intellettuale e la disposizione a trarne profitto;

– la condivisione dello spirito e della missione con i membri della Comunità Educativo-Pastorale e della Famiglia Salesiana, secondo la propria identità di salesiano coadiutore.


87. Segni che portano a discernere la vocazione di salesiano presbitero [11].

Si evidenziano in particolare i seguenti aspetti che devono caratterizzare il salesiano che si orienta al presbiterato e intraprende il cammino di configurazione a Cristo Sacerdote, al seguito e sull’esempio di Don Bosco:

a) sentirsi chiamato ad un’esperienza spirituale di unione con Cristo, caratterizzata dalla identificazione personale con il ministero e l’opera di Don Bosco sacerdote, padre e maestro della gioventù;

b) fare propria l’espressione salesiana del ministero presbiterale nella missione giovanile; un ministero vissuto nella prospettiva educativa, secondo un progetto comunitario, realizzato in opere diverse e compiuto nell’interazione di ruoli complementari;

c) vivere e coltivare le espressioni del ministero presbiterale in coerenza con i destinatari, con i criteri, il metodo e lo spirito salesiano, con la radicalità del “da mihi animas” e lo stile del Sistema Preventivo.

d) vivere la vita e la missione in comunione e collaborazione con i confratelli coadiutori, ed esprimere il servizio ministeriale nell’ambito della CEP e della Famiglia Salesiana, con capacità di animazione;

e) testimoniare secondo il carisma salesiano l’amore per la Chiesa nella comunione pastorale, nella docilità al Papa e ai pastori, nella partecipazione alla vita diocesana, nella disponibilità alla missione universale.


[1] Cfr C 45

[2] Per ciò che si riferisce alla vocazione e alla formazione del salesiano coadiutore cfr. Il Salesiano Coadiutore. Storia, Identità, Pastorale vocazionale e Formazione. Editrice SDB, Roma 1989

[3] CG24 154

[4] Il Salesiano Coadiutore, pag.116

[5] Cfr vecchi j., Il Padre ci consacra e ci invia,  ACG 365 (1998),  pag. 38

[6] CG24 154

[7] Cfr CG21 178

[8] Cfr ACS 298 (1980), pag. 16-17

[9] C 4

[10] Cfr ACS 298 (1980), pag. 20.23

[11] Cfr Parte terza, 127-143; PI 108-109

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