nato a Montelupo Albese (CN) il 3 dicembre 1944, morto a Torino il 24 gennaio 2012, a 67 anni di età e 50 di professione
Il sig. Giovanni nasce a Montelupo Albese (CN) il 3 dicembre 1944, secondogenito di Tommaso e di Irene Caviola, una famiglia operosa, ricca difede e di carità. Nel settembre 1955 entra nell’Aspirantato di Canelli, dell’Ispettoria Novarese, dove trascorre 5 anni pieni di esperienza salesiana e di studio. Conquistato dalla figura di Don Bosco chiede di iniziare il Noviziato a Morzano, dove emette la sua prima professione il 16 agosto 1961. Trascorre il periodo del postnoviziato a Foglizzo dal 1961 al 1965, terminato con la Maturità Classica l’anno 1964 e gli esami del quarto anno (1965) sui trattati di filosofia, come prescritto allora dalla Ratio .Porta a termine il primo anno di Tirocinio a Borgomanero (1965-1966). Viste le sue preclare capacità intellettuali, viene mandato dai superiori a Bologna per frequentare l’Università di Fisica. Vi resterà due anni, ma per problemi di salute dovrà lasciare gli studi e rientrare in Ispettoria. Questo fatto doloroso segnerà la sua vita e orienterà il suo cammino per gli anni successivi. Intanto il 29 luglio 1967 emette la sua professione perpetua. Proprio in questo periodo matura la scelta di essere salesiano coadiutore. Torna a Borgomanero come Assistente dal 1968 al 1973, poi è a Lugano (1973-1974), a Muzzano (1974-1977) e a Trino (1977-1978). Si iscrive alla Cattolica di Milano, per la Laurea in Lettere, ma anche qui dovrà lasciare. Va poi a Vercelli come Istruttore nel CFP (1978-1979) e in questo anno, essendo orientato verso la Formazione professionale, dà l’esame per ottenere la Maturità Professionale con indirizzo meccanico. Passa poi al CFP di Muzzano (1979-1981) e in seguito a quello di Vigliano Biellese (1981-1988). Lo troviamo ancora a Muzzano (1988-1989) e a Novara (1989-1991) come factotum.
Approda poi alla Casa di Borgomanero dove resterà per 14 anni come segretario della Scuola. L’anno 2005 lo vede giungere a Valdocco nella comunità di Maria Ausiliatrice come Incaricato dell’Archivio Ispettoriale e Applicato di Biblioteca, incarico a cui si è dedicato con generosità e competenza, frutto anche della partecipazione a corsi speciali a Roma e a Torino, fino a quando le forze lo hanno sorretto. Nel 2010 si manifestano in lui alcuni disturbi di memoria, di difficoltà a collegare i pensieri, alternati a momenti di confusione. La situazione desta subito preoccupazione, poiché tutti erano abituati a vederlo sempre molto preciso e lucido. Dopo alcuni esami clinici particolari, la diagnosi rivela un tumore maligno al cervello. Il Signor Giovanni è sottoposto ad una operazione chirurgica, seguita poi da cure di chemioterapia e radioterapia; il buon esito delle cure e della risposta del fisico poteva far pensare e sperare che il problema fosse superato. Anche se provato e più debole riprende il suo lavoro conuna certa serenità. Purtroppo il tumore aveva già iniziato a svilupparsi in un altro settore cerebrale e nel giro di poco tempo si manifesta in tutta la sua gravità, senza possibilità di un intervento chirurgico, portandolo, dopo un mese, alla morte.
Il funerale fu celebrato nella Basilica di Maria Ausiliatrice, presieduto dal sig. Ispettore, don Stefano Martoglio, circondato da un significativo numero di confratelli. Erano presenti i famigliari, ex-allievi e insegnanti di Borgomanero e di Vigliano Biellese. La salma riposa a Chieri nella tomba dei salesiani. La figura del nostro sig. Giovanni si presenta con alcune caratteristiche che lo hanno fatto apprezzare e stimare. In lui si potevano cogliere:
Una fede semplice, talora anche sofferta, che si è rivelata in modo particolare nel momento in cui ha preso coscienza della sua situazione di salute. Con delicatezza ma con sincerità è stato messo al corrente del suo male e delle sue implicanze. Dopo un momento comprensibile di smarrimento, si è preparato e ha chiesto di poter fare la sua confessione generale, affidandosi al Signore con serenità e fiducia. Il suo modo di fare esteriore, immediato, pronto, impulsivo, nascondeva, a causa di un certo pudore nel rivelare la propria interiorità, un’anima delicata, capace di profondità, con addirittura momenti di eccessiva ansia e di scrupolo nel suo rapporto con il Signore.
Una preghiera costante. Era sempre puntuale e presente alle pratiche di pietà, amava molto il Rosario, che recitava facendo spesso un breve pellegrinaggio al santuario della Consolata.
Un’intelligenza acuta e pronta, con una notevole ricchezza culturale. All’esame di maturità classica risultò in quell’anno il primo in tutta Torino. La sospensione degli studi universitari non fu certo dovuta a difficoltà inerenti alle capacità intellettuali, ma causata da problematiche personali che intanto erano sorte. Frequentando nel suo ultimo periodo a Valdocco i corsi di Archivistica e di Applicati alle Biblioteche, pur essendo molto avanti di età rispetto a tanti altri, riuscì a ottenere brillanti risultati con apprezzamento da parte dei docenti e dei compagni.
Un cuore sensibile, capace di cogliere i gesti di attenzione e di delicatezza nei suoi confronti, ma interiormente anche molto sofferente di fronte a momenti di tensione, di difficoltà o di incomprensione, che lo portavano a chiudersi in se stesso. Spesso il “grazie” era da lui ripetuto con riconoscenza a chi gli aveva fatto un piacere, aveva riservato una particolare attenzione o un servizio anche minimo.
Una grande capacità di stupore e di meraviglia. Sapeva gioire e meravigliarsi di tante piccole cose, di incontri, di uscite comunitarie. Quando si aveva l’occasione di alcune visite culturali o artistiche si incantava e le ricordava con gioia. Quando con alcuni confratelli si recava ad Alba, presso la sorella e il cognato era per lui una festa. L’ultima volta aveva voluto far conoscere ai confratelli il paese natale ed era entusiasta e felice.
Un amore sincero per i giovani, dai quali era sinceramente ricambiato. Così una giovane exallieva di Borgomanero ha voluto salutarlo nelgiorno del suo funerale, al termine della celebrazione: “Abbiamo perso la simpatia, il tatto, la cultura, il carisma e l’educazione di un instancabile animatore e di un professionista esemplare, con il quale scherzare, e un amico sincero a cui ci rivolgevamo dandogli del lei. Caro signor Giovanni, caro Segre, il suo ufficio era diventato una seconda casa con le bandiere, i poster, le birre, i pasticcini dei compleanni e le nostre foto. Il cortile di noi ragazzi era diventato il suo secondo ufficio con le partite a pallone negli intervalli, tutti i giorni, nonostante tutto. Per ricordarla avremmo voluto far sentire una canzone degli Iron Maden e uno dei suoi canti gregoriani; avremmo voluto far sentire il rombo della Ferrari e l’inno del Torino; avremmo voluto far sentire i boati dei ragazzi quando segnava un goal e la sua tromba per incitarci quando giocavamo; avremmo voluto far sentire le sue grida quando ne combinavamo qualcuna e i brontolii quando approfittavamo della sua disponibilità; avremmo voluto far sentire i suoi incoraggiamenti quando ci crollava il mondo addosso e i complimenti quando ci ha rilasciato il diploma di maturità. Sicuramente adesso non le sentiamo con le orecchie, ma nei nostri cuori risuona una sinfonia fatta di tutte queste cose. Tutti gli exallievi di qui piangono la sua scomparsa da questo mondo, ma sorridono all’idea che non è più nascosto in qualche archivio del Piemonte, ma ci sorride dal Paradiso con la sua famiglia, i confratelli, Don Bosco e Maria Ausiliatrice. Arrivederci Segre!”.
Una generosa disponibilità al servizio. Il lavoro in Biblioteca occupava la maggior parte della sua giornata ed era felice di assecondare i desideri dei confratelli che avevano bisogno di un libro o di qualche indicazione su dove trovare alcuni argomenti. Con generosità, nella misura incui era possibile, avendone più copie in deposito, era generoso con i confratelli stranieri che chiedevano in particolare libri di salesianità da portare nelle biblioteche delle loro case. Era sempre pronto per tanti piccoli servizi anche dopo il ritorno dall’ospedale.
La pazienza nel dolore e nella malattia. La vita del signor Giovanni non è stata esente, nel suo scorrere, da sofferenze di salute o di altro tipo, ma certamente l’ultimo periodo trascorso nella nostra infermeria è stato particolarmente forte e lo ha provato molto. Bisogna riconoscere che ,pur nella difficoltà, egli lo ha accolto come momento di purificazione e preparazione per il passaggio all’altra vita. Siamo riconoscenti e sinceramente diciamo il nostro grazie a chi gli è stato particolarmente vicino specialmente nell’ultimo periodo: la sorella Rina e il cognato Franco, il nipote, i confratelli e il personale dell’infermeria, sempre attento e disponibile nell’alleviare il suo dolore e la sua fatica.
Cari confratelli, mentre ringraziamo il Signore per la presenza del signor Giovanni in mezzo a noi, lo affidiamo ancora alla vostra preghiera e vi chiediamo di ricordare anche la nostra comunità.
Torino-Valdocco, 12 aprile 2012
Don Franco Lotto e Comunità “Maria Ausiliatrice”