Brignone Giovanni Battista

nato a San Benigno di Cuneo il 1° gennaio 1922, morto a Torino il 9 dicembre 2010 a 88 anni di età e 72 di professione.


Il sig. Brignone era nato a San Benigno di Cuneo il primo gennaio 1922 e lo stesso giorno fu battezzato nella parrocchia di San Benigno. Nella stessa chiesa ricevette la prima comunione il 26 marzo 1929 e la cresima il 24 aprile 1932.

Il papà Luigi agricoltore e la mamma Donadio Caterina casalinga avevano formato una bella famiglia profondamente cristiana in cui i veri valori furono il tanto onesto e sudato lavoro l’assidua preghiera che manteneva vivi i rapporti con il buon Dio e gli 8 figli: 4 maschi e 4 femmine due delle quali purtroppo morte in tenera età. Giovanni era il primogenito.


PRIMO INCONTRO CON DON BOSCO
La sua vita in famiglia si caratterizzò per il clima di bontà che vi regnava e Giovanni cresceva vivace ma anche studioso e attaccato ai veri valori umani e cristiani. Già nella prima infanzia entrò nella sua vita Don Bosco. È lui stesso che scrive: Non frequentavo ancora la scuola elementare. Andavo sovente a trovare la zia Luigina che lavorava come domestica presso la contessa Vailardi di Varrone che abitava in permanenza nel palazzo delle Torrette. Un giorno in cui era ospite la contessa di Sant’Albino proveniente da Torino mia zia dovette andare nella sua stanza e io l’accompagnai.
La contessa si dimostrò molto affabile poi additandomi un immagine che aveva sul comodino mi disse: «Ouesta è un’immagine di Don Bosco un prete che voleva molto bene ai giovani». Quel prete aveva un sorriso dolce e accattivante. Non l’ho più dimenticato.


ALLA SCUOLA ELEMENTARE
Il primo ottobre 1928, Giovanni iniziò la scuola elementare. Il primo giorno rimase talmente impresso nella sua memoria che lo ricordava così: Avevo 6 anni e 9 mesi. Mia madre mi accompagnò e mi presentò alla maestra, signorina Carolina Vinay, la quale mi accolse con cordialità. Ne ebbi un’ottima impressione. Incominciammo tutti a fare le aste sul quaderno. Ero contento perché mi riuscivano bene. Avevo un bell’astuccio in legno decorato per riporre la penna e le matite e due quaderni con la rigatura della classe prima. Mia zia Maria mi aveva confezionato la cartella con cartoni rigidi, foderati di tela robusta. Andava bene. L’ho usata anche in seconda”.


LA PRIMA COMUNIONE
Intanto si avvicinava il giorno dell’incontro con Gesù eucaristico, ricevuto per la prima volta. Fu certamente un incontro importante e decisivo, se Giovanni ne conservò il ricordo fin nei minimi particolari: il 26 marzo 1929 ricevetti la prima comunione insieme ai miei compagni di classe. Attraverso le lezioni di catechismo del parroco,
penso che ci sia stata una buona preparazione. I familiari e la maestra Vinay furono prodighi di esortazioni e insegnamenti. Mia madre mi aiutò moltissimo per la prima confessione. Alla vigilia della grande festa, mi accompagnò in chiesa per la confessione. Cercai di fare del mio meglio. Nel confessionale c’era don Giordano, il curato di Ruata Rossi. La mattina del gran giorno, i miei genitori mi vestirono tutto a nuovo. Mi avevano comprato un bel completo coi calzoni corti al ginocchio e i bottoni dorati. Quando entrammo nella chiesa ci venne incontro la maestra Vinay a porgere l’acqua santa. Gran fervore nella messa e nella prima comunione; ho pregato come meglio sapevo. Mi sentivo molto contento. Non ricordo se ci fu qualche sottolineatura
a pranzo. So che mi sentivo molto felice.
Sembra di riascoltare il racconto che Don Bosco fa della sua prima confessione, aiutato da mamma Margherita. Erano tempi in cui parrocchia, famiglia e scuola parlavano lo stesso linguaggio per una educazione umana e cristiana completa, quando la cosa più importante non erano i regali o il pranzo, ma l’incontro con Gesù, un incontro che segnava la vita.


SECONDO INCONTRO CON DON BOSCO
Il sig. Brignone ha conservato un ritaglio del Bollettino Salesiano del febbraio 1932.
Si vedono alcune Figlie di Maria Ausiliatrice che pregano sulla tomba del Rettor Maggiore don Filippo Rinaldi. Scrive Giovanni: Tra le suore c’è sr. Anna Brignone, cugina di mio padre e conterranea di mia madre. Ho sfogliato più volte quel bollettino e sono rimasto ben impressionato dalle varie relazioni sulle attività missionarie dei salesiani. Era la seconda volta che mi avvicinavo a Don Bosco. Pensai un po’ al mio avvenire.


ANCORA UN INCONTRO CON DON BOSCO
L’anno seguente, 1933, Don Bosco si affacciò di nuovo nella vita del piccolo Giovanni.
Fu invitato a servire messa nella cappella del palazzo. Il celebrante era don Chiesa, salesiano. Seguì la colazione, a cui fu invitato anche il chierichetto. Durante la conversazione don Chiesa si rivolse a Giovanni, chiedendogli se sarebbe andato volentieri a studiare o a imparare un mestiere in una scuola salesiana di Torino. Scrive il sig. Brignone: Rimasi di stucco. Data la mia congenita timidezza non seppi cosa rispondere… Tuttavia, da quel momento ho capito meglio che c’erano persone che si interessavano del mio avvenire.


ASPIRANTE ALL’ISTITUTO REBAUDENGO DI TORINO
Leggiamo negli appunti del sig. Brignone: Ottobre – Novembre – Dicembre 1934. Mesi che non ho mai dimenticato. Ero stato accettato presso l’Istituto missionario salesiano «Conti Rebaudengo» di Torino, dove i genitori e persone caritatevoli mi avevano procurato un posto. Dovevo entrarci dopo la festa dell’Immacolata. Bisognava preparare il corredo richiesto. Non era una spesa da poco, date le ristrettezze economiche di quel periodo. I genitori la seppero affrontare con coraggio e generosità. Mamma e zia ricamarono il numero di matricola 36 su ogni capo di vestiario. Anch’io scrissi a punto croce il numero 36 su un bel cravattone di lana verde, realizzato all’uncinetto dalla contessa Teresa e datomi in regalo. Quando tutto il materiale fu pronto, venne messo nel materasso ben arrotolato e rivestito da una fodera di tela di sacco ben cucita. Con mamma andai a salutare il parroco, le maestre Vinay e Ruatta…

In quel periodo avevo pregato molto ed ero andato a messa anche nei giorni feriali. Recitavo con fervore una preghiera per la scoperta della vocazione, trovata sul «Giovane Provveduto ».
10 dicembre: partenza. Salutai mamma e zia in silenzio. Non si riusciva a parlare. Mio fratello Sebastiano, di un anno più giovane, piangeva.
Dopo un viaggio non facile, Giovanni, accompagnato dal papà, giunse finalmente all’Istituto Rebaudengo. Il portinaio – continua a scrivere il sig. Brignone – ci accolse con molta gentilezza. Ci indicò dove depositare il fagotto e poi ci accompagnò in direzione. Il direttore, don Domenico Moretti, ci accolse sorridente, mi rivolse parole di incoraggiamento e fu molto cordiale con mio padre, quindi ci invitò a visitare l’Istituto. Il portinaio ci fece da guida. Passammo in tutti gli ambienti e vedemmo, con ammirazione, i ragazzi al lavoro nei laboratori. Nel pomeriggio, dopo aver riverito il sig. direttore, salutai mio padre. Non parole ma lacrime senza ritegno. Mi fermai a vederlo incamminarsi verso l’uscita. Mi sentii molto solo. Ma in quel momento passò qualcuno, che mi presentò al consigliere don Antonio Toigo; egli mi accolse con cordialità e mi invitò a seguire i ragazzi che stavano recandosi in studio. Il giorno seguente feci l’ingresso nel laboratorio degli scultori in legno, dove ero stato indirizzato. Mi accolsero il capo, Mario Ormezzano, e il vicecapo, Luigi Meda, coadiutori salesiani, e due allievi.

Dopo avermi data l’attrezzatura necessaria, il capo mi aiutò a fare i primi passi nel disegno a mano libera, attraverso appositi modelli. Altri tipi di esercitazioni, con la creta e il legno, si sarebbero affrontati nel corso dell’anno. Così, a piccoli passi, ma ben guidato, ho iniziato l’apprendimento di questo mestiere. Mi piaceva
e riuscivo abbastanza bene.

Giovanni si presentò al Rebaudengo con una lettera scritta dal suo parroco, datata 22 novembre 1934: Il sottoscritto, parroco di San Benigno, è ben lieto di dichiarare che il giovane Brignone Giovanni, di Luigi è di ottima condotta, buona indole, inclinato allo studio ed alla pietà e che, con l’aiuto di Dio, non mancherà di fare ottima riuscita. Sac. Giovanni Cornetto.


IL RICORDO DELLA FAMIGLIA
Fin dall’inizio della permanenza al Rebaudengo, ci fu una bella corrispondenza con la famiglia e la maestra. Pochi giorni dopo il suo ingresso, scriveva la sua prima lettera ai familiari, per mandare gli auguri di Natale: Quest’anno non è più possibile che io passi con voi il Santo Natale, ma vi assicuro che le feste nel nostro Istituto saranno accompagnate dalla letizia, che regna in una buona famiglia perché così voleva Don Bosco. Sono molto contento perché ho compagni e superiori molto buoni. La visita della mia buona maestra mi ha fatto molto piacere. Ringraziatela.

Dalla famiglia riceveva lettere con espressioni di grande affetto e incitamento a comportarsi bene. In una si legge: Ti speriamo bene. Abbiamo saputo, dalla maestra Vinay, che sei contento e che la nuova vita ti piace. Sta’ sempre buono, obbediente ai tuoi superiori, prega e lavora volentieri. In un’altra lettera il papà gli scrive: L’altro giorno siamo andati, io e Sebastiano, a fare una novena alla Madonna della Pace in Fontanelle e ci hanno dato delle immagini. Ne mandiamo una anche a te, così ti ricordi della buona Regina pacis.


ESPERIENZE POSITIVE AL REBAUDENGO
Una bella esperienza, il sig. Giovanni la visse nei primi tre giorni della settimana santa del 1935: gli esercizi spirituali, predicati da due grandi salesiani: don Marcello Gioioso e don Pietro Zerbino.
Scrive il sig. Giovanni: Furono tre giorni di riflessione intensa. Si pensava solo al buon Dio, alla Madonna e ai santi. Il clima era schiettamente spirituale. C’era il buon esempio reciproco. Al termine dei tre giorni ci accostammo al sacramento della confessione.
Poi gioia piena, allegria, serenità. Servì di ottima preparazione anche alla Pasqua. Era la prima volta che partecipavo a questo tipo di preghiera e riflessione. Rimasi molto soddisfatto e incoraggiato a comportarmi bene.
Nel pomeriggio del lunedì di Pasqua di quello stesso anno, i ragazzi del Rebaudengo vissero un’altra bella esperienza, così raccontata dal sig. Brignone: Andammo a vedere il primo film su Don Bosco, in prima visione, nella grandiosa sala cinematografica, che allora si chiamava LUX, di piazza San Carlo. Era una proiezione speciale
per salesiani e loro alunni. Per me era una cosa nuova: non avevo mai visto film in sale apposite. Seguii la proiezione con ingenua meraviglia, con tanta emozione, specialmente nella prima parte che riguardava Giovannino Bosco. Qualche episodio mi commosse veramente. Quella presentazione di Don Bosco fu per me una spinta verso una riflessione più concreta sul mio avvenire. Don Bosco e la sua opera incominciarono ad essere un traguardo nella mia vita.
In quell’anno ci fu un’altra esperienza positiva, che allargava gli orizzonti ai ragazzi del Rebaudengo: la visita alla scuola agraria di Cumiana, come gita annuale. Giunti al Bivio di Cumiana in tranvai, fecero gli ultimi due chilometri a piedi. All’Iistituto furono accolti con entusiastica gioia al suono della banda musicale.

Scrive il sig. Brignone: Dopo uno scambio di saluti si iniziò a visitare la grandiosa casa. Mi incuriosì il pollaio, sistemato a vari scomparti con relativa casetta-pollaio per le diverse varietà di galline. C’era una vastissima stalla per bovini e porcilaie munite di piscine e parcheggi. C’erano piante da frutta e vigneti. Abbiamo potuto vedere i lavori in corso per il raddrizzamento di un tratto del torrente Chiaretto che fiancheggia il lato dei campi. Lavoro arduo e pesante dato che in quei tempi si faceva tutto a mano. A pranzo, la comunità di Cumiana ci regalò un abbondante e gustoso piatto di riso, coltivato in un campo della tenuta. La giornata si concluse con la visita al noviziato di Monte Oliveto a Pinerolo. Intanto il tempo procedeva veloce e l’anno scolastico ebbe termine nel mese di luglio con gli esami finali. Fu ammesso alla classe seconda, con una buona votazione, sia nella scuola che nel laboratorio. Quindi partenza di tutta la comunità per la casa di montagna, a Perreres, in Valle d’Aosta. Un’altra esperienza del tutto nuova per il nostro Giovanni.
Il sig. Brignone ci ha lasciato una relazione molto dettagliata del suo primo anno al Rebaudengo. Degli altri due anni le notizie sono assenti, ma certamente non saranno stati molto diversi. Dice solo che nel giugno 1937 sostenne l’esame di avviamento professionale di tipo industriale presso la scuola di Valdocco, ottenendo il relativo diploma.


LA DECISIONE DI RIMANERE CON DON BOSCO
Il clima familiare che si respirava al Rebaudengo, che richiedeva impegno, ma offriva tanta serenità, l’incontro quotidiano con il Signore, la devozione filiale verso Maria Ausiliatrice e Don Bosco, che proprio in quegli anni fu dichiarato santo, la vita fraterna con i superiori e i compagni, il dialogo franco e aperto con il direttore, le piccole occasioni di apostolato tra i compagni, permisero al sig. Giovanni di maturare la sua vocazione e di prendere la decisione, al termine del terzo anno, di rimanere per sempre con Don Bosco.
Gli scritti del sig. Brignone riprendono dal luglio 1937, quando narra il suo ritorno in famiglia, dopo tre anni. Il papà era andato a prenderlo: Andammo in treno fino a Centallo e poi a piedi fino alle Torrette. Mia madre era già sulla strada ad aspettarmi. L’abbracciai con commozione, così pure la zia, i fratelli e le sorelle. Erano cambiate
molte cose. Trascorsi momenti di grande emozione. Eravamo di nuovo tutti insieme. Era molto bello. Rimasi con i miei familiari dalla domenica al giovedì. Al mattino andavo a servire messa. Andai due volte a far visita al parroco. Ma quei giorni passarono in fretta.


AL NOVIZIATO
A 15 anni, nella domanda per essere ammesso al noviziato, scriveva: È da tre anni che mi trovo in questa casa salesiana di formazione. Moltissime occasioni mi si offrirono per farmi chiaramente conoscere lo spirito di questa Società. Siccome ogni creatura deve seguire la vocazione che il Signore le ha dato, così io, sentendomi chiamato alla vita salesiana, debbo abbracciarla. Conosco lo spirito della Società, avendolo studiato e meditato negli anni di formazione e sento in cuore un ardente desiderio di appartenervi, perciò faccio domanda di essere accettato … Ringraziando il Signore che mi ha sempre porto il suo aiuto divino, mi pare di essere in grado di potermi associare ai Salesiani. La Madonna Santa con Gesù, suo Figliuolo, che assistono continuamente i salesiani, mi aiuteranno a compiere bene i miei doveri e a compire tutto quel bene che mi sarà possibile…
Fu ammesso a pieni voti col seguente giudizio: Pietà buona, carattere buono, capacità discreta, salute buona. Tenne sempre lodevole condotta.
Il 6 settembre 1937 partì per il noviziato di Villa Moglia presso Chieri (TO), insieme ad altri 15 compagni di corso, guidati dal direttore don Antonio Toigo. Annota il sig. Brignone: Andammo in tram fino a Valsalice e poi a piedi su per il colle della Maddalena e poi giù sull’opposto versante verso Pecetto e quindi a Villa Moglia. Fu una bella camminata. Il direttore ci intrattenne con piacevole conversazione. Quando ci trovammo a poche decine di metri dalla casa, in mezzo a bellissimi vigneti, il direttore ci invitò a fare ancora un pensiero sulla nostra vocazione. Chi voleva, poteva liberamente ritirarsi. Fummo accolti dal direttore don Giuseppe Vesco, dal maestro don Eugenio Magni e dagli altri confratelli. Intanto arrivavano anche i novizi provenienti da Ivrea, Bagnolo, Cumiana, Penango, Gaeta e altre case…

Nell’anno di noviziato, il sig. Giovanni perfezionò quanto aveva già vissuto al Rebaudengo. Nell’impegno quotidiano, seguendo gli insegnamenti dell’esperto maestro, giunse preparato al termine dell’anno, deciso a diventare salesiano. Lo scriveva nella domanda: Sento il bisogno di assecondare la grandissima grazia che il Signore mi ha fatto con la vocazione salesiana … È da più anni che penso all’importanza di questi voti… Fu ammesso a pieni voti con un bel giudizio: Pietà buona, capacità buone, carattere docile, delicato, salute buona.

Finalmente giunse il giorno tanto atteso. L’8 di settembre 1938, festa della Natività di Maria SS., il sig. Brignone, a 16 anni di età, emise la professione religiosa, impegnandosi a vivere i voti di povertà, castità e obbedienza. Annota lui stesso: La funzione occupò gran parte della mattinata perché i professandi erano 72. Non ci sono parole per descrivere la gioia ineffabile di quella giornata.


RITORNO AL REBAUDENGO
Dopo la professione, il sig. Brignone tornò all’Istituto Rebaudengo per iniziare il Magistero e perfezionarsi nell’arte della scultura in legno, già iniziata da aspirante. Nel mese di settembre 1939, il nuovo direttore, don Vincenzo Colombara, comunicò che il laboratorio degli scultori veniva chiuso. I ragazzi furono indirizzati in altri laboratori mentre i confratelli impegnati in quellaboratorio ricevettero obbedienze per altre comunità con incarichi diversi. Solo il sig. Brignone e il sig. Sacristani furono trasferiti in un angolo del laboratorio dei falegnami per continuare il proprio lavoro e nel luglio 1941 terminato il corso di magistero conseguirono il diploma di maestro scultore in legno.


CAMBIO DI MESTIERE
Nel mese di settembre 1941 il sig. Brignone ricevette l’obbedienza per l’allora Casa Capitolare di Valdocco per prepararsi ad esercitare un nuovo mestiere.
Il 7 settembre ci fu la rinnovazione dei voti per un secondo triennio e il giorno seguente la partenza per Valdocco. Al sig. Brignone e ad altri due confratelli fu spiegato che il Rettor Maggiore voleva introdurre nell’arte grafica anche il reparto della fotoincisione.
Il sig. Meda Luigi doveva imparare il mestiere di cromista il sig. Giorgio Brizgys quello di fotografo e il sig. Brignone quello di zincografo. Dovevano frequentare a tempo pieno l’officina dei signori Missaglia di Torino per essere pronti al termine dei corsi a trasferirsi al Colle Don Bosco dove era stata inaugurata una grandiosa scuola di arti grafiche.
A metà maggio 1943 dovettero interrompere la frequenza presso la ditta Missaglia perché i bombardamenti a tappeto nella città di Torino erano troppo frequenti e sempre più pericolosi. Il Rettor Maggiore decise di mandare subito i tre confratelli al Colle Don Bosco. Così ricorda il sig. Brignone il momento del congedo dai signori Missaglia il 22 maggio: “Ci fu una cordiale cerimonia alla presenza del Rettor Maggiore e dei signori Missaglia nella quale fui incaricato di dire parole di ringraziamento per gli insegnamenti apprestatici. Don Ricaldone disse parole da par suo ringraziando direttamente i signori Missaglia e incoraggiando tutti noi. Ci veniva assegnata una impresa impegnativa e importante. Bisognava portarla avanti al meglio.


AL COLLE DON BOSCO
Il primo giugno 1943 partirono per il Colle. Il sig. Brignone si mise subito all’opera per far fruttare al meglio tutto ciò che aveva imparato sulla fotoincisione. Nel frattempo conseguì a Roma l’abilitazione all’insegnamento di fotoincisione. Quelli del Colle furono anni molto belli in cui insieme con i tanti confratelli molti dei quali giovani il sig. Brignone iniziò il suo apostolato tra i ragazzi della scuola. Questo fu il periodo in cui il sig. Giovanni diede il meglio di sé come insegnante e come musico.

Il signor Lorenzo Vialetto memoria storica del Colle Don Bosco scrive: “Ho conosciuto il sig. Brignone qui al Colle nel lontano settembre 1943 quando lui era qui da pochi mesi come fotoincisore. Lavorava con altri confratelli in quel reparto sistemato nel sotto tetto: luogo non certo gratificante nonostante si fossero messe in atto le dovute attenzioni. Nel mio primo anno suonava l’harmonium durante le funzioni di chiesa e mi ricordo il piacere che provavo quando alla benedizione eucaristica della sera suonava il mottetto «O Salutaris Hostia» con un tono e una melodia particolari che gli altri suonatori non usavano. E quei sentimenti li ricordo ancora come fossero adesso. Sempre disponibile fece scuola di disegno alla nostra classe in sostituzione di un confratello che dovette assentarsi per un po’ di tempo. Era molto preciso nell’indicare le correzioni e capace di comunicarle nel modo giusto. In seguito fece anche scuola di italiano a una classe impegnandosi a fondo. Nelle conversazioni sapeva tenere attenti gli udito.
Il sig. Sante Simioni del Colle Don Bosco scrive: “Il primo incontro con il compianto Giovanni Brignone fu nel lontano ottobre 1946. Proveniente dal noviziato ero stato aggregato al laboratorio dei fotoincisori suddiviso in quattro minisettori: fotomeccanici cromisti fotoincisori e tiraprove. Giovanni attraverso svariati passaggi nei quali occhio e mano dell’operatore erano determinanti e l’uso di sostanze chimiche ad alto rischio presentava il cliché: lastra di zinco impaginata con i caratteri che era l’immagine o figura nel contesto. Va detto che intelligenza, capacità, seria responsabilità ottenevano ottimi risultati e mai ebbi a sapere che gli stampa tori tipografi si siano lamentati del prodotto. Giovanni si staccava dal gruppo per il livello intellettuale l’assidua esemplarità di pratica religiosa e professionale la dedizione all’attività di gruppo alla filodrammatica e alla musica. Ebbe lezioni dal maestro don Lasagna ma appena poté continuò il cammino fino a raggiungere capacità non indifferenti con predilezione per il pianoforte sul quale eseguiva pagine di classici di ammirevole livello. Don Ferdinando Avenatti lo volle come accompagnatore per il coro nella liturgia e nelle prestazioni accademiche.


SALESIANO PER SEMPRE
Contento della sua vocazione e deciso di rimanere per sempre con Don Bosco al termine della seconda professione triennale così scriveva nella domanda per essere ammesso alla professione perpetua: “Faccio umilmente domanda di poter consacrarmi per sempre al Signore emettendo i voti perpetui. Confidando moltissimo nell’aiuto di Gesù e di Maria SS. spero di poter riparare alle manchevolezze di questi sei anni passati, con una vita più salesianamente religiosa.

Ritenuto adatto alla vita salesiana, apprezzato per le sue doti e la sua pietà, fu ammesso alla professione perpetua, che emise il 29 luglio 1944, nelle mani del Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone.


PAUSA FORZATA A PIOSSASCO
Nel 1949 il Signore gli chiese un’obbedienza ben più difficile di tutte le precedenti, un’obbedienza alla quale tutti si sottrarrebbero volentieri. Ad essa seppe adattarsi, ma chissà quanto gli sarà costata. Non ne parlava volentieri. Il sig. Vialetto scrive: Le ristrettezze che la guerra imponeva influirono sul suo organismo, tanto che dovettero ricoverarlo nella nostra casa di Piossasco, per rimetterlo in salute. Il sig. Brignone, abbondante nella descrizione della sua vita da aspirante e da giovane salesiano, di quel periodo scrive solamente: il 21 febbraio 1949 fui colpito da malattia. C’erano state visite mediche in precedenza, ma con referti generici e non preoccupanti. Il primo giorno del mese di marzo fui accompagnato nella nostra casa di Piossasco. Il 24 aprile 1953 lasciavo la casa di Piossasco per ritornare nell’Istituto del Colle Don Bosco. Non ho parole per dire qualcosa di questo grande fatto della mia vita. Il ritorno al Colle lo considero come l’epilogo di una grande grazia ricevuta. Erano passati quattro lunghi anni, tra speranze e delusioni. Essere ricoverato, a 27 anni, in un luogo dove la morte era di casa (a Piossasco sono sepolti 113 confratelli, molti dei quali giovani) non doveva essere di grande conforto. Gli giovò l’amicizia fraterna di vari confratelli, specialmente quella instaurata con don Carlo Fiore, che venne ordinato sacerdote come consolazione, perché la sua malattia sembrava condurlo ad una morte imminente. Il sig. Brignone ricordava che, il giorno in cui furono entrambi dimessi, guariti, festeggiarono con i pasticcini portati dalla mamma di don Fiore.


RITORNO AL COLLE DON BOSCO
Riacquistata la salute, fece ritorno al Colle Don Bosco, ma non trovò più nulla del reparto che aveva lasciato quattro anni prima. Quindi un altro cambio di mestiere! Mi venne detto – scrive – di avviarmi a fare il correttore di bozze da stampa. Poco alla volta cercai di imparare a fare correttamente questo nuovo lavoro. Ma non si accontentò di fare solo questo. È preziosa a tale proposito la testimonianza del signor Sante Simioni: Nel 1954 diventammo colleghi nell’animazione musicale.
E fino al 1964 fu un decennio di intensa attività, grazie alla sua generosa e instancabile collaborazione nell’istruire i cori, ma soprattutto nel preziosissimo, preciso, cosciente impegno di sostenere le quattro voci con lo strumento; e mai ebbi a notare che un eventuale errore di attacco causasse incrinature nelle esecuzioni. Non poche volte erano pagine di fatica e di studio; egli era disposto a tralasciare la mensa per superare le difficoltà, sia per sua innata responsabilità e sia per non causare ritardo al suo importante lavoro come correttore di bozze e revisore. Le attività supplementari, pur essendo a servizio della comunità, venivano espletate in tempi recuperati o rubati, per non turbare l’importantissimo ruolo nel laboratorio. In quel decennio (1954-1964) le lezioni vocali dei ragazzi erano quotidiane. Si prepararono 20 Messe, 2 per anno: dall’Immacolata a Don Bosco a quattro voci; da san Giuseppe al Corpus Domini a tre voci. Si aggiungano svariati mottetti all’Eucaristia, alla Madonna, ai santi e le cantate accademiche…

La Settimana Santa, per fatiche, era tale da creare un esaurimento! Tempi irripetibili! Parallela viveva anche la musica ricreativa: fatiche e strapazzi, ma sempre all’insegna di allegra dedizione, erano il condimento nell’imbastire e poi eseguire «le operette». Giovanni ci metteva tutta l’anima, perché il giorno dell’esecuzione per lui era diviso in due tempi: aiutare nell’addobbo, nel trucco, nei costumi e, quindi, sedere al pianoforte per l’inizio della recita. Dalle sue mani tutto filava liscio su quella tastiera. Dopo se ne stava tranquillo e ritirato lasciando correre gli applausi verso altre persone. Mai sentii da lui espressioni di noia o stanchezza: accettava, suggeriva, approvava o taceva … In ogni caso dava esempio e prova di un’esemplare disponibilità, fedele a Don Bosco a alla formazione avuta, nella pietà semplice e sincera, nell’attaccamento alla Congregazione.


PARTENZA PER TORINO: DESTINAZIONE CASA GENERALIZIA
Il 29 settembre 1964 il sig. Brignone ricevette una nuova obbedienza, che, ancora una volta, lo destinava a nuovo incarico. Così testimonia egli stesso: Ho ricevuto l’obbedienza di andare nella Casa Generalizia di Torino-Valdocco, per lavorare nell’ufficio tecnico alle dipendenze del Consigliere Generale delle scuole professionali, don
Ernesto Giovannini. Per 8 anni sarà il braccio destro di don Giovannini, mettendo a disposizione della congregazione la sua esperienza e le sue conoscenze. Furono anni di grande sviluppo per le nostre scuole professionali, anche per merito del sig. Brignone e dei confratelli che lavorarono con lui. Nel frattempo, scrive il sig. Brignone: Ho avuto l’invito a frequentare un corso completo di lingua inglese presso il British Institute di Torino, collegato con l’Università di Cambridge, con insegnanti di madre lingua. Naturalmente ho sostenuto tutti gli esami in programma e ottenuti i titoli rilasciati.
Di quel periodo, il sig. Brignone scrive: Ho cercato di obbedire in pieno a don Giovannini. Ma il Dicastero delle scuole professionali fu eliminato e, poco più tardi, il Consiglio Generale si trasferì a Roma.


ANCORA AL COLLE DON BOSCO
All’inizio dell’anno scolastico 1972-1973 ricevette l’obbedienza che lo riportava al Colle come segretario della scuola, docente di lingua inglese e aiuto al maestro di musica. Iniziò l’insegnamento della lingua inglese e riprese così la qualificata collaborazione col maestro Simioni, sia nell’animazione liturgica nel Tempio di Don Bosco, come nella musica ricreativa dei ragazzi della scuola. Ma la permanenza al Colle non durò molto.


A CUMIANA

Nel 1976, ancora un’obbedienza, che segnò l’ultimo periodo della lunga vita del sig. Brignone. Il 27 settembre giunse in questa casa di Cumiana per espletare il compito di segretario della scuola e docente di inglese. Come al solito, il sig. Giovanni ci mise tutte le sue energie per svolgere tutto al meglio. Preparava bene le lezioni da svolgere e, per tenersi aggiornato, ogni anno d’estate, si recava in Inghilterra per un soggiorno di studio. I ragazzi apprezzavano il suo stile. Tra le poche cose conservate dal sig. Brignone, ci sono alcuni scritti indirizzatigli dai suoi allievi. Ne citiamo uno per tutti, che risale al 1988, centenario della morte di Don Bosco e cinquantesimo della sua professione, che dice tutta la stima dei ragazzi per il suo modo di essere salesiano tra di loro: Ripensando alla nostra esperienza, come suoi alunni, mentre le chiediamo, con tutto il cuore, di perdonare la nostra vivacità e la mancanza di corrispondenza, ci balzano alla mente i suoi numerosi esempi di pazienza, di umiltà, di impegno costante ed attivo, non solo per mettere nelle nostre teste le nozioni di inglese, ma anche per seminare nei nostri cuori il desiderio del bene, del bello, del sano e l’amore per Dio. Grazie, sig. Brignone, per tutto il bene che ci ha fatto. Molti di noi, al termine di quest’anno scolastico, lasceranno questo Istituto, ma il ricordo di lei e degli altri insegnanti non si cancellerà dalla nostra vita. Con la fantasia la rivedremo camminare lentamente nei corridoi, soffermarsi a parlare sotto il portico, mentre osserva la ricreazione, scrivere alla lavagna, spiegare una pagina di inglese … È bello pensare che a cinquantanni dalla morte di Don Bosco, lei ha iniziato la sua vita salesiana e il suo apostolato, e ora celebra il suo cinquantesimo nel centenario del Santo. Non per essere curiosi, ma per ricevere un aiuto e per vivere meglio, saremmo contenti se lei ci volesse parlare un po’ della sua vita, della storia della sua vocazione, del primo momento in cui ha avvertito la chiamata di Dio … Il suo sorriso semplice e paterno ci testimonia che la vita spesa per Dio e per gli altri ha in sé una ricchezza tale che vale la pena di sperimentare … Pregheremo il Signore affinché Lui, che «tutto vede e può», la ricompensi per tutto il bene da lei seminato nella vita. Le diciamo ancora il nostro entusiastico grazie, mentre le porgiamo sinceri auguri, perché possa rimanere ancora a lungo tra i giovani.
Degli anni di Cumiana il sig. Antonio Caron dice: Mentre al Colle Don Bosco l’ho avuto insegnante di canto e di disegno, nei 18 anni che ho trascorso con lui, a Cumiana, l’ho visto come insegnante d’inglese, segretario della scuola e abile organista. È stato una persona piuttosto riservata, ma sincera, convinta, benevola. Mi ha sempre impressionato per la sua vasta cultura e per la sua osservanza religiosa. Condivido quanto mi ha scritto un altro confratello: «Il sig. Brignone è stato per me un maestro di musica, ma soprattutto un maestro di vita salesiana». Lo ricordo come un confratello obbediente, generoso, laborioso, competente”. Negli ultimi anni passati a Cumiana, iniziando ad avere problemi di udito e di vista, smise le sue attività didattiche e si dedicò in modo particolare alla preghiera. Facilmente lo si trovava, lungo il giorno, assorto in preghiera nella nostra chiesa.


A CASA BELTRAMI
Il 21 marzo 2008, fu accolto a casa “Don Andrea Beltrami” di Torino, dove i salesiani anziani o ammalati vengono curati, con amore e competenza, dalle suore “Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria” e dai confratelli salesiani addetti. In quella casa, il sig. Brignone si sentiva amato e trovava comprensione e sicurezza alle ansie che la sua salute gli procurava. Pregava molto per i suoi parenti, ricordati sempre con grande affetto, ricambiato. Ma pregava anche quotidianamente per le vocazioni e per i confratelli di Cumiana, perché nel loro lavoro educativo, fossero fedeli allo spirito di Don Bosco. Attendeva, con ansia mista a gioia, la domenica e le feste, perché sapeva che i confratelli sarebbero andati a tenergli un po’ di compagnia. E per questa attenzione che riceveva, era sempre molto riconoscente. Tra la fine di novembre e i primi giorni di dicembre del 2010 improvvisamente le condizioni di salute peggiorarono e il Signore lo chiamò a sé la mattina del 9 dicembre.


EPILOGO
Il funerale presieduto da don Silvio Carlin, vicario del signor Ispettore, si svolse la mattina dell’11 dicembre, nella nostra chiesa, alla presenza delle sorelle, dei nipoti e parenti, di molti confratelli provenienti dalle case  dell’ispettoria, di tanti exallievi e cooperatori e dei nostri allievi, che rappresentavano anche i numerosi ragazzi da lui incontrati, educati, istruiti, amati e preparati alla vita. Don Silvio Carlin disse nell’omelia: Il sig. Brignone ha fatto parte di quel gruppo di coadiutori, che sono stati il fiore all’occhiello del progetto di formazione professionale del dopo guerra. Don Ricaldone prima e don Giovannini poi hanno saputo formare un gruppo di autentici tecnici e maestri d’arte che, a loro volta, hanno formato generazioni di confratelli coadiutori, che hanno trasmesso la loro professionalità e competenza in Italia e all’estero. Specializzarsi sempre di più, per essere maggiormente competenti a vantaggio degli allievi, era la passione di questi grandi salesiani. In loro non c’erano aspirazioni di carriera, ma unicamente l’intento di preparare i giovani ad affrontare il futuro con un mestiere in mano e una visione positiva della vita. Ma per vivere così, dove prendeva la forza, il coraggio, l’entusiasmo il sig. Brignone? Dalla sua consacrazione al Signore, dalla preghiera, dal sentirsi amato, guidato, sostenuto dal buon Dio, dall’avere un grande amore per Don Bosco. A lui si possono applicare le parole che Don Bosco rivolgeva ai ragazzi «lo per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono disposto anche a dare la vita». E lui, fin da giovane, ha avuto la fortuna di darsi al Signore e di investire le sue belle capacità per una causa vincente: la formazione e l’educazione della porzione più eletta della società: la gioventù”. E noi possiamo aggiungere che la forza gli veniva anche dalla sua grande e tenera devozione a Maria Ausiliatrice. Memore delle parole di Don Bosco “è la Madonna che ha fatto tutto”, la pregava quotidianamente col Santo Rosario. A lei si rivolgeva sovente con filiale fiducia, indirizzandole tantissimi bigliettini, che iniziavano con “Carissima Mamma celeste, Maria SS., aiuto dei cristiani” e continuavano con preghiere di sua composizione o con richieste di aiuto, specialmente se si trattava di problemi di salute, che lo angustiavano, o servivano per dirle semplicemente grazie, per avere ottenuto ciò che aveva chiesto. La vita del sig. Brignone è stata scandita da tante date e da tanti incarichi diversi: segno della sua incondizionata obbedienza e della grande disponibilità a venire incontro alle necessità della Congregazione, dell’Ispettoria, dei confratelli e dei giovani. Scrive il sig. Vialetto: “Il sig. Brignone fu un confratello che non ascese negli alti posti di comando, ma occupò bene il posto nel quale la Provvidenza lo metteva”. Ora gli auguriamo di occupare quel posto che Gesù ha preparato per lui in paradiso. le spoglie mortali del sig. Brignone riposano nella tomba salesiana del cimitero di Pieve di Cumiana, accanto ad altri confratelli, che hanno condiviso con lui un bel tratto di vita salesiana e che hanno contribuito, come lui, a fare grande non solo la nostra opera, ma l’intera Congregazione Salesiana.
La nostra comunità ritiene che il sig. Brignone sia stato per tutti noi un dono di Dio. Perciò, mentre ringraziamo il Signore per questo dono, lo preghiamo affinché mandi ancora nella sua messe tanti e santi operai della stessa tempra del sig. Brignone, che, per noi, resta uno splendido esempio di obbedienza e di vita spesa bene al servizio di Dio e dei fratelli.
Carissimi confratelli, quando scompare un confratello come il sig. Brignone, da una parte ci pervade la tristezza per il distacco, perché se ne va un po’ della nostra stessa vita, della storia delle nostre case e delle nostre Ispettorie, ma dall’altra ci pervade un senso di serenità, perché siamo sicuri di aver acquistato un fratello, che intercede per noi presso il Padre, da dove può fare molto di più di quanto poteva fare sulla terra.
Nell’introduzione alle antiche Costituzioni, Don Bosco ci ricordava che l’uomo ubbidiente canterà vittoria: c’è da sperare che, per tutte le obbedienze, che gli hanno periodicamente cambiato la vita, il sig. Brignone, da buon musica, stia già cantando le sue vittorie. Ma, siccome l’articolo 54 delle Costituzioni dice che il ricordo dei confratelli defunti unisce nella carità che non passa coloro che sono ancora pellegrini con quelli che riposano in Cristo”, restiamo uniti al sig. Brignone con la nostra preghiera di suffragio, se ne avesse ancora bisogno. Vi chiediamo un ricordo nella preghiera per questa nostra comunità e per i nostri ragazzi.


Don Luigi Compagnoni, direttore, e confratelli di Cumiana

Potrebbe anche interessarti...