n. a Castelnuovo Nigra (TO) il 20 marzo 1922, m. a Torino-Agnelli il 14 ottobre 1993 a 71 anni di età, 55 di professione.
Era nato a Castelnuovo Nigra il 20 marzo 1922. In giovane età, frequentando l’Istituto Rebaudengo, conosce i Salesiani, apprezza la loro vita e sceglie di seguire Don Bosco dedicando tutta la sua esistenza al servizio dei giovani. Nel ’39 conclude il noviziato a Villa Moglia emettendo la professione religiosa. Negli anni’ 40 lo incontriamo nella Casa Madre di Valdocco, quindi a San Benigno ed a Chatillon come vice capo e poi capo laboratorio dei meccanici. Nel ’52 è a Torino Monterosa dove lavora per 12 anni; passa quindi a Fossano per un breve periodo per poi arrivare definitivamente a questa casa (E. Agnelli – Torino) dove ha trascorso il periodo più lungo della sua vita: 25 anni!
Figlio dell’alto Canavese, sebbene avesse lasciato poco più che ragazzo i suoi colli, mantenne sempre il più affettuoso ricordo dei suoi monti e dell’ambiente austero, ma sereno, della sua famiglia. Ricordava con piacere le Suore di Maria Ausiliatrice che l’avevano accolto nell’asilo del suo paese e gli avevano messo in cuore l’ammirazione per Don Bosco; inoltre raccontava, con una punta di orgoglio, di essere stato compagno nelle classi elementari di Mons. Giachetti, ora vescovo di Pinerolo. Delle sue origini mantenne il gusto delle cose semplici: il profumo del pane casereccio appena sfornato, un grande amore per la natura, le piante, i fiori, che coltivava con vera competenza, ma soprattutto la nostalgia della montagna. Quante escursioni e scalate, fin che il cuore glielo permise!
Anche negli ultimi anni non volle mai rinunciare a ritornare tra i monti per trascorrere i giorni di riposo estivo. Ma della sua gente, i Salassi, diceva lui, ebbe soprattutto il carattere: riservato e schivo di ogni esibizionismo e di ogni inutile esternazione; passava quasi inosservato nella vita dell’Opera di cui pure era elemento rilevante; anche il declino della sua salute ed il disagio delle sofferenze, che possiamo immaginare pesanti in questi ultimi mesi, rimasero un suo segreto, né egli cercò eccezioni o riduzioni di lavoro. Agli inizi del suo apostolato a Valdocco e a S. Benigno, tra gli artigiani, ebbe modo di incontrare una folta schiera di salesiani laici coadiutori, delle prime generazioni. Allora le scuole professionali mantenevano gli antichi orari di laboratorio e scuola, che oggi potrebbero sembrare incredibili…; ed il nostro signor Bracco si temprò a quella scuola, sia pur per poco tempo a causa del sopraggiungere dei tragici bombardamenti di Torino. In quel clima di forte laboriosità si trovò a suo agio e prese ad amare e ad approfondire seriamente il suo impegno di istruttore meccanico. Il suo lavoro era intenso, a volte non facile per le circostanze della guerra e dell’immediato dopo guerra; tuttavia il suo spirito era sempre pronto e generoso, deciso a vincere gli ostacoli ed a superare eventuali carenze. Si distingueva per le sue doti e per la non comune preparazione tecnica: ciò gli guadagnerà stima ed apprezzamento dei tanti ex-allievi che ebbero la fortuna di incontrarlo ed usufruire della sua opera. Per tutta la sua vita infatti, fino agli ultimi giorni, ebbe la passione della sua attività professionale e si preoccupava di tenersi al corrente del rinnovamento tecnologico mediante un coraggioso aggiornamento con opportune letture di testi e di riviste tecniche, rimpiangendo talora di non aver potuto, a suo tempo, fare studi più completi. Pur con il suo carattere schivo, amava vivere in compagnia dei fratelli, sia nella vita quotidiana di serena familiarità e sia, con particolare soddisfazione, in quelle rare occasioni di gite o manifestazioni che erano per lui quasi gli unici diversivi. Sebbene parco di manifestazioni espansive, era sensibile agli atti di cortesia e con generosa disponibilità si prestava a chi ricorreva a lui per un aiuto. Anche i molti ex-allievi lo ricordavano e lo ricordano per i suoi tratti di bontà e comprensione sotto la scorza della ferma disciplina che esigeva, e dopo anni ricorrevano a lui, sicuri di trovare accoglienza ed interessamento per le eventuali necessità. Il suo stile educativo e didattico, severo ed essenziale nella sua fedeltà a Don Bosco, si imponeva con ottimi risultati. Queste solide virtù umane il signor Bracco le nutriva con una puntuale e costante pratica della preghiera e dei sacramenti, con l’accettazione serena della sofferenza, basata su una fede operante che improntava tutta la sua attività. L’adesione lucida e generosa alla volontà di Dio è stata la caratteristicache lo distinse lungo il corso della sua vita, ma in particolare lo sostenne in questi ultimi mesi di sofferenza. Le ultime parole raccolte dalle sue labbra il giorno precedente alla sua morte furono: «Sarà come Dio vuole».
Abbiamo fiducia che la Vergine Ausiliatrice, a cui ogni sera, in cappella, prima della preghiera comunitaria, apriva nel rosario il suo cuore di figlio, gli sia venuta maternamente incontro nell’ora della morte. Affrettiamogli coi nostri suffragi il premio dei giusti. Quel Dio che lui ha amato e servito fino all’ultimo, lo accolga nel suo Regno, dove non ci sono più né lacrime né dolori, ma pace e gioia; ed egli dal Cielo interceda per questa Casa, per i Salesiani, per i giovani che la frequentano, per quelli più generosi che avranno il coraggio di dire sì alla chiamata del Signore per prendere il suo posto.
La Comunità dell’Istituto Agnelli